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Questa è la Juve. Nel bene, nel male, nelle storie. Soprattutto, nelle storie. Quella di Miretti, ad esempio, è imbattibile: nasce e cresce con il bianconero addosso, da un anno e mezzo è un titolare o comunque il dodicesimo. E l'ambiente? Mica se lo coccola: lo paragona a Gavi, vuole giocate alla Bellingham, pretende che siano tutti subito pronti e incredibilmente belli. Ma bello lo è stato sin da subito, Miretti. E sin da subito è stato l'uomo a dettare i tempi tra le linee, la vera spina offensiva della Juventus, che ha scelto di non basarsi più sulle ali anche per la crescita avuta dallo stesso Fabio e da Fagioli. 

OCCASIONE - Ecco, Fagioli. Non si può non partire da un'assenza pesante, che va sommata a quella di Pogba: in questo senso Miretti è stata la gemma trovata nel deserto, una borraccia dopo chilometri di camminata (invano) alla ricerca di un talento a centrocampo apparentemente svanito. La bravura è stata per metri e metri di campo indiscutibile. E indiscutibile è stata la crescita dalle primissime prestazioni alle ultime. Miretti è diventato sempre più aiuto e fulcro del gioco, toccando quanti più palloni riusciva a sfiorare. Mancava solo la gioia del gol, per lui che pure ne aveva fatti tanti da ragazzino ai tempi delle giovanili. Era un tappo. Principalmente emotivo: a ridosso dell'area di rigore, improvvisamente la spavalderia si faceva timore. E le occasioni fioccavano, come gli sprechi a tu per tu con la chance di redenzione.

LA PRESTAZIONE - Ed eccola, quella rete. Arriva a Firenze. Buttandosi dentro quasi senza guardare. Neanche 60 presenze dopo la prima, nei giorni in cui a Vinovo ha appeso la sua maglia indicando come la strada sia possibile. Specialmente per chi ha il suo talento, la sua abnegazione, la sua affidabilità. E Allegri l'ha sottolineato tanto, quest'ultimo aspetto: "Viene criticato anche quando gioca bene". E per "bene" intende quando si mette al servizio della squadra, come al Franchi: Fabio è andato su Nico, ha rotto le scatole alla costruzione di Arthur, è cresciuto fisicamente e tatticamente, nella tenuta e negli scontri. Match tosto. Pure per questo bellissimo, come questo cerchio perfetto che si chiude: era marzo 2022, era Fiorentina-Juventus, era Coppa Italia. Il tecnico l'aveva provato per tutta la settimana con i titolari, sembrava pronto per il debutto in prima squadra. Poi? Ricorderete: qualche linea di febbre, la decisione di non rischiare. Il primo approccio con una sfortuna che l'avrebbe accompagnato nel percorso, perlomeno a tu per tu con la porta. Ieri, finalmente, ha vinto Miretti.