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Antonio Mirante, portiere della Roma, ha parlato di un’intervista a Sportweek, raccontando: “All’inizio ho fatto fatica. Ero passato dal giocare in Serie D a 15 anni, alla panchina degli Allievi Nazionali. Va bene, ero alla Juve, ma io volevo giocare. E alla Juve per tre anni non ho mai giocato. A un Torneo di Viareggio faccio l’ultima partita del girone, che non contava niente. I miei genitori erano venuti a vedermi. Passeggio con loro e gli dico: “Non so se ho voglia di continuare. Forse la mia realtà è quella della serie D in Campania”. E mio padre: “Guarda, se giochi come oggi hai ragione”. Quelle parole furono una scossa: in quel momento decisi che il calcio sarebbe stato la mia vita. Presi ad allenarmi meglio, iniziai a giocare. L’anno dopo ero titolare in Primavera, la stagione successiva ero il terzo della prima squadra, nel 2004 sono andato a Crotone in B”.

VAN DER SAR E BUFFON - “Il primo è stato Van der Sar. Mi regalò subito un paio di guanti perché io non avevo sponsor. Era uno dei primi nel suo ruolo a saper giocare benissimo coi piedi. Ha avuto la sfiga di commettere un paio di errori determinanti, uno dei quali costò alla Juve lo scudetto a vantaggio proprio della Roma. Buffon? A lui, come a Donnarumma, il Signore ha poggiato la mano sulla testa e gli ha detto: tu sei nato portiere. Nel nostro ruolo le doti fisiche e atletiche sono determinanti. Il resto lo fa la personalità. Non ho mai visto Buffon “subire” la partita, il risultato. La sua consapevolezza, la sua sfrontatezza lo hanno molto aiutato, soprattutto nei primi anni di carriera”.

DZEKO – "Lui è paziente, comprensivo, ma sa essere anche duro. Di Edin mi colpisce la professionalità, venuta fuori anche nell’ultimo periodo, quando poteva sbandare dopo tutte le voci che lo volevano alla Juve e invece si è confermato quello di sempre, arrivando a Trigoria per primo e uscendo per ultimo. Lui ci tiene alla Roma. È qui da cinque anni e sente la responsabilità di quello che rappresenta".

GASPERINI – "L’avevo già avuto in Primavera alla Juve. Il primo giorno mi mandò a fare la doccia. Mi aveva ordinato di raccogliere i palloni tra una partitella e l’altra e io avevo fatto l’errore di rispondergli che ero stanco. Con lui, poi, a Crotone in B, ho giocato sempre. È un allenatore che insegna calcio, un calcio offensivo e aggressivo. Se gli dai in mano un
giovane, lo trasforma in oro".