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Ivan Gazidis, CEO del Milan parla della sua malattia e della rivoluzione in atto nello sport, nella sua intervista a Sette: "Mi sento bene: sono molto impegnato, riesco a coniugare il lavoro e le terapie. Sembra che stiano avendo effetti positivi, mi rendono fiducioso per un pieno recupero, spero di tornare il prima possibile. Sono rimasto senza parole per i messaggi che mi sono arrivati dalla grande famiglia Milan. Tutto questo mi sta dando un’energia incredibile. Ora capisco cosa provano i giocatori quando sentono la spinta dei tifosi allo stadio"

I giovani sono anche l’ossatura del Milan. Ci spiega il suo progetto?
"La mia esperienza inizia negli Usa, là il successo della Mls dipende proprio dal formare giovani calciatori americani. In Premier abbiamo rinnovato completamente il percorso di sviluppo dei calciatori inglesi, ai club venivano dati incentivi per sviluppare le Academy ma dovevi soddisfare standard molto alti. All’Arsenal è stato investito tanto denaro in un programma dai 9 ai 16 anni: abbiamo scelto uno staff totalmente internazionale. I giocatori che all’epoca avevano 12 anni, ora sono i nazionali Saka, Sancho... La filosofia era
quella non di proteggerli dalla competizione, al contrario di esporli: quindi non l’obbligo di avere un certo numero di giocatori inglesi in squadra, ma l’obbligo di rispettare certi standard, così i giocatori inglesi dovevano essere all’altezza".

L’Italia dovrebbe prendere spunto?
"Nessuno può pensare oggi di vincere solo con campioni già affermati. Credo che il calcio italiano sia un po’ conservaore, come quello inglese 10 anni fa, deve guardare non solo avanti ma anche fuori, ci sono idee interessanti in giro. Però qualcosa sta cambiando, la Nazionale lo dimostra".

Se la crisi del calcio è reale, la Superlega non era la risposta giusta.
"No, non lo era, ma quando si è in difficoltà si può anche perdere lucidità. I problemi sono rimasti e vanno affrontati assieme, club, Uefa, Fifa, perché la crisi non è passata e non è tempo per nessuno di dichiarare vittoria. La questione della governance è fondamentale: bisogna ricordare che tutto si basa sui club".