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Sinisa Mihajlovic racconta Zlatan Ibrahimovic. Per il compleanno dello svedese, il tecnico racconta il primo incontro alla Gazzetta: "La prima volta ci siamo presi a testate in campo: insulti e botte fino ad essere espulsi. L’ultima ci siamo ritrovati a cantare insieme, ma sarebbe meglio dire a stonare, sul palco di Sanremo distruggendo il brano “Io vagabondo”. Tra quel 20 aprile 2005 in cui ti venni a cercare nello spogliatoio per menarti senza trovarti, ma pensando «questo ragazzo ha le palle», e il Festival dello scorso anno, quando mi hai voluto tuo ospite, sono passati 16 anni e tanta vita. Ci siamo dovuti prima scontrare per capire che eravamo fatti della stessa pasta: quella delle persone dure, sicure, ma sempre vere. Nel tempo ho scoperto che l’uomo Ibra vale quanto se non addirittura più del campione. E l’ho capito ancora una volta quando, durante la mia malattia, mi hai chiamato in ospedale e non riuscivi a parlare per la commozione, ma hai detto con un filo di voce: «Sini, per te sono disposto a tutto, chiamami e gioco anche gratis...». Sai quanto mi sarebbe piaciuto averti in squadra, ma era giusto però che tu tornassi al Milan per chiudere una carriera epica. Che non è ancora finita. So che regalerai ancora gol, prodezze e frasi a effetto, con la classe e la personalità che ti rende unico al mondo. Auguri amico mio carissimo: per i leoni come te, il tempo che passa non conta..."