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Anche in un decennio glorioso per la Juventus come quello appena trascorso, è capitato che la società di Agnelli acquistasse giocatori che non hanno lasciato esattamente un'impronta memorabile. È il caso della stagione 2012-2013, la seconda di Antonio Conte sulla panchina bianconera. Spedito Elia in Germania, arriva dalla Premier League un centravantone danese di nome Nicklas Bendtner. Avrebbe visto poco il campo, ma sarebbe divenuto un personaggio di culto...

MA CERTO CHE... NON È LUI! - Nonostante Bendtner sia un profilo perfetto per questa rubrica, non è lui il protagonista della 6^ puntata. Nel mercato di riparazione, infatti, nello stesso ruolo la Juve ingaggia a parametro zero un giocatore che avrebbe dato un apporto - se possibile - ancora più esiguo alla causa juventina. Si tratta di Abdul-Salam Bilal. 

NON VI DICE NIENTE, VERO? - Beh, quello è il suo nome islamico acquisito dopo la conversione religiosa nel 2004. Ma tutto il mondo ha continuato a conoscerlo col suo nome e cognome di battesimo: Nicolas Anelka. Molto più familiare adesso. Un attaccante dalla carriera più che dignitosa. Mai un top player (ha girato infatti diverse squadre e non sempre di alto livello) ma perennemente su quel crinale dell'ottimo giocatore che gli ha consentito di militare anche in club di rilievo e vincere diversi trofei: dalle Coppe di Lega col Paris Saint-Germain (che l'aveva lanciato tra i professionisti) fino alle Premier League e alle coppe nazionali con Arsenal e Chelsea, passando per un campionato turco col Fenerbahce e persino... la Champions League nel 2000 col Real Madrid.

L'ARRIVO - Un palmarès di tutto rispetto, ulteriormente arricchito da un titolo di capocannoniere della Premier coi Blues di Londra e dalla vittoria a Euro 2000 con la nazionale francese (che inizio di terzo millennio per lui, dopo la Champions al Real!). La Juve lo aveva pure seguito a fine anni Novanta. Quello che atterra a Torino nel gennaio 2013, però, è un Anelka 34enne, ormai fuori dai radar del grande calcio. Si è da poco liberato dallo Shanghai Shenhua, dove giocava insieme all'ex compagno del Chelsea Didier Drogba. Erano i primi tempi del boom del campionato cinese.

PERCHÉ? - A spiegare il senso di questa operazione, appena Anelka mette piede sul suolo italiano, è Beppe Marotta: Bendtner si è infortunato e serviva un tappabuchi per fare da quinta punta. "Sappiamo che la condizione fisica di Anelka non è eccellente - dice Marotta a Sky Sport - e in questo momento non ha i galloni da titolare. Lui si mette a disposizione e poi sarà Conte a fare le valutazioni".

LE VALUTAZIONI DI CONTE - Mai premessa fu meno incoraggiante e più profetica. Conte si decide a testare Anelka dopo due settimane: prima una passerella finale negli ottavi di andata di Champions League, a partita già in cassaforte sul 3-0 al Celtic Park; dopo pochi giorni, con la Juve sotto di un gol a Roma in campionato (botta vincente di Totti) l'allenatore salentino lo mette in campo al posto di Vidal per aumentare il peso offensivo. Ma ad apparire "pesante" in quella mezz'ora è soprattutto lui, non tanto come stazza ma come movimenti...

EPILOGO - Conte, famoso per essere piuttosto tranchant, mette definitivamente ai box il buon Nicolas e aspetta di aver conquistato aritmeticamente lo scudetto per rispolverarlo (complice un Bendtner ormai cronicamente ai box per noie muscolari): lo butta nella mischia a metà ripresa in un successo esterno sull'Atalanta. Sipario. Alla fine sono 3 i gettoni di presenza totali di Anelka nella sua esperienza juventina. In 4 mesi è stato complessivamente in campo per un'ora. Tra i protagonisti di 'Meteorite' è quello che ha militato per meno tempo nella Juve. Ma grazie a quegli scampoli, pensate, può annoverare nella sua bacheca personale quello scudetto, il secondo dell'epopea juventina ancora in atto.

FUORI DAGLI SCHEMI - Questa fugace avventura consente comunque ad Anelka di tornare nel suo amato campionato inglese. Va al West Bromwich e ritrova la via del gol, ma un controverso episodio legato a un'esultanza ritenuta antisemita gli vale il licenziamento da parte del club. Termina la sua lunga carriera in India, come allenatore-giocatore del Mumbai City. La sua vita calcistica dopo aver appeso gli scarpini al chiodo parla di un'esperienza da direttore sportivo in Algeria, con tanto di rissa con l'allenatore, e di un anno e mezzo nel Lille, come assistente per l'attacco e tecnico delle giovanili.

NICOLAS OGGI - Attualmente è senza un impiego nel mondo del calcio, ma quest'estate ha avuto modo di far parlare di sé: è uscito su Netflix un documentario su di lui, intitolato "Anelka l'incompreso". Forse è stato proprio così, magari il suo carattere sopra le righe lo ha penalizzato in alcune fasi della carriera. Come quando lasciò il Real al termine di un'annata vittoriosa ma caratterizzata da una squalifica di 45 giorni per essersi rifiutato d'allenarsi. O quando ricoprì d'insulti il c.t. francese Domenech negli spogliatoi durante il Mondiale 2010 e fu rispedito a casa. Oltre ad altri episodi summenzionati in questo racconto. Una cosa è certa: lui stesso, per propria ammissione, si vergogna della breve parentesi bianconera di 7 anni e mezzo fa. L'unica della sua carriera in cui non è riuscito a segnare neanche un gol.

CHICCA FINALE - Ironico notare come Anelka e Bendtner, al netto della differente nazionalità e quindi lingua di origine, siano omonimi: Nicklas e Nicolas. Insomma, non un nome fortunato per gli attaccanti juventini recenti. Meglio ricordare gli onestissimi fasti dell'italiano Nicola Amoruso.