2
Anno Domini 2008, mese di luglio. La Juventus è reduce dall'annata del ritorno in Serie A post-Calciopoli, nella quale, con Claudio Ranieri alla guida tecnica, è arrivata terza dietro a Inter e Roma. Rimesso con decisione un piede nel massimo campionato, è tempo di rimettere pure l'altro e lottare per gli obiettivi che competono ai colori bianconeri. Per farlo occorre rinforzare adeguatamente tutti i reparti, a partire dal centrocampo, settore nevralgico da cui passano le sorti tecnico-tattiche di una squadra.

I PIANI - Mister Ranieri sogna Xabi Alonso, vincitore di una Champions League nel 2005 col Liverpool e fresco campione d'Europa con la Spagna. La dirigenza juventina, incarnata da Jean-Claude Blanc e Alessio Secco, dopo un'iniziale apertura deve fare i conti col bilancio: ha appena speso 15 milioni di euro nell'operazione-Amauri col Palermo e non ne ha a disposizione altri 20 per prendere Alonso. Ne può spendere al massimo la metà.

LA REALTÀ - Ed è così che, per una decina scarsa di milioni, arriva dal Siviglia un 28enne danese, punto fermo della sua Nazionale, ex Schalke 04 e vincitore di un'Europa League con lo stesso Siviglia: Christian Poulsen. Un biondissimo mediano che il pubblico italiano conosce soprattutto per l'indole da provocatore e i rapporti "difficili" con l'Italia: le immagini del rabbioso faccia a faccia con Gattuso in Milan-Schalke del 2005, e ancor prima lo sputo incassato da Totti nel match tra gli Azzurri e la Danimarca a Euro 2004, parlano abbastanza chiaro.

L'INIZIO - Ma tant'è. Poulsen approda a Torino in un clima di diffidenza. Anche perché quella "sliding door" col mancato acquisto di Alonso lascia un'amara inquietudine. Un'inquietudine che però viene in un primo momento cacciata via dalle buone prestazioni iniziali del nuovo arrivato: con l'Udinese colpisce la traversa con una gran botta da fuori; a Napoli serve un bel cross ad Amauri per il momentaneo vantaggio, ma da lì inizia l'incubo. I partenopei la ribaltano nel finale e il danese della Juve si stira la coscia destra. Sta fuori due mesi.

LA GIOIA - Poulsen rientra in campo col nuovo anno e l'8 febbraio 2009 segna quello che resterà il suo unico gol juventino (non che il suo mestiere principale sia quello, chiaramente): ultimi minuti di Catania-Juve, corner battuto da Nedved, sponda di Amauri (che "restituisce" così l'assist di Napoli), buco clamoroso di Terlizzi, Poulsen stoppa e da pochi passi scaraventa in rete un pallone che vuol dire vittoria per 2-1 e conquista del secondo posto in classifica. Ma è il canto del cigno di un giocatore e di una squadra...

LO STOP - La Juventus esce dalla Champions per mano del Chelsea, dalla Coppa Italia per mano della Lazio, mentre in campionato l'Inter prende sempre più il largo. Ranieri paga le ancor premature ambizioni del club (e forse idee tattiche un po' "antiche") viene esonerato e sostituito con Ciro Ferrara, che viene poi confermato per la stagione successiva. Nel clima di millantata rivoluzione che si respira ogni estate in quegli anni difficili, Poulsen, che ha un contratto fino al 2012, resta in bianconero. Ma retrocede a riserva del nuovo acquisto Felipe Melo.

LA PERMANENZA - Quella si rivela un'annata a dir poco sciagurata, la peggiore dai tempi di Maifredi, "aggravata" oltretutto dal contemporaneo Triplete dell'Inter. Sciagurata anche per le decine e decine di infortuni più o meno gravi che affliggono la rosa. Tanto che alla fine Poulsen, partito - come detto - riserva, si ritrova addirittura a disputare due partite in più rispetto alla stagione precedente, dato che a turno Sissoko e Marchisio occupano spesso l'infermeria. La occupa pure lui per un paio di mesi, a inizio 2010: frattura composta del perone del ginocchio sinistro riportata in un contrasto, ironia della sorte, con Gattuso nella debacle (0-3 all'Olimpico di Torino) col Milan.

IL DECLINO - Tra avvicendamenti sul campo, sulla panchina (a Ferrara subentra Zaccheroni) e persino alla presidenza (a Cobolli Gigli subentra il già citato Blanc) la Juventus finisce settima in Serie A e subisce a Londra una delle più cocenti delusioni di sempre in Europa, negli ottavi di finale di Europa League: a Craven Cottage il Fulham vince 4-1 sovvertendo il 3-1 per la Juve di Torino. Curiosamente, Poulsen è in panchina nel disastroso ritorno mentre era in campo nella vittoriosa andata.

LA FINE - Nuova estate di rinnovamenti, per la stagione 2010-11 viene ingaggiato come allenatore Luigi Del Neri, ma Poulsen non completa il precampionato nella Juventus. Per un gioco del destino, proprio il Liverpool, la squadra dalla quale non era arrivato Xabi Alonso (nel frattempo andato a fare le fortune del Real Madrid) compra Poulsen per 5 milioni e mezzo di euro, quanto basta alla Vecchia Signora per evitare la minusvalenza e liberarsi di un mediano di troppa poca qualità per poter cambiar volto al centrocampo di una big.

IL RESTO - Dopo solo un anno in un Liverpool che vive un declino simile a quello della Juve, Poulsen si trasferisce nell'Evian, neopromossa in Ligue 1: questo gli consente di diventare uno dei pochissimi giocatori ad aver militato in tutte le 5 leghe top d'Europa. Alle quali aggiunge presto l'Eredivisie, dove gioca per un biennio nell'Ajax vincendo due campionati olandesi su due, prima di chiudere la carriera in patria, in quel Copenhagen dove aveva iniziato la sua carriera di alto livello.

IL BILANCINO - Complessivamente, Christian Poulsen con la Juventus ha messo insieme: 60 presenze, di cui 48 in Serie A (23 nel 2008-09 e 25 nel 2009-10), 3 nella Coppa Italia 2008-09, 2 nei preliminari Champions 2008-09, 6 in totale nei gironi di Champions League (1 nel 2008-09 e 5 nel 2009-10) e 1 nei turni a eliminazione diretta dell'Europa League 2009-10; 1 gol, nel campionato 2008-09; e 8 ammonizioni, 3 nel primo campionato e 5 nel secondo, a testimoniare le maggiori difficoltà della squadra nell'annata di Ferrara-Zaccheroni. In bianconero, contrariamente ad altri protagonisti di 'Meteorite' con meno presenze di lui, non ha vinto trofei. 

L'OGGI - Ritiratosi nel 2015 a 35 anni, attualmente Poulsen (a proposito di ritorni al passato) è il vice di Erik Ten Hag, allenatore dell'Ajax. Anche dai suoi consigli, dunque, passa la formazione di talenti come Ryan Gravenberch, pallino di mercato della Juventus...