1
In un pomeriggio autunnale di Udine del 1998, il cuore dei tifosi juventini fece crac all'unisono col crociato sinistro di Alex Del Piero. Stagione già finita per l'uomo-simbolo della Juventus, reduce da due scudetti consecutivi. Una Juve che nel successivo mercato di gennaio deve correre ai ripari. Prova a riempire la voragine con il turco Hakan Sukur, le cui pretese fuori dal mondo fanno però infuriare Moggi, che ripiega allora su un colpo relativamente low cost: Juan Eduardo Esnaider, 12 miliardi di vecchie lire all'Espanyol e oltre 2 miliardi a stagione di stipendio a lui.

IDENTIKIT - Argentino di Mar del Plata (stessa città del grande compositore di tango Astor Piazzolla), 26 anni, una carriera trascorsa quasi interamente nella Liga spagnola, tra Real Saragozza, Real e Atletico Madrid, e appunto Espanyol. Non ha vinto nessun campionato ma due Coppe del Re, una Supercoppa di Spagna e addirittura una Coppa delle Coppe col Saragozza, con tanto di golaso in finale contro l'Arsenal! Non Del Piero, insomma, ma neanche un brocco. Pare che sia un po' manesco: si è guadagnato il soprannome El Loco prendendo a pugni qualche avversario e compagno tra nazionale albiceleste e club.

BEI TEMPI ANDATI - C'è da fare una considerazione però. Era un'epoca ben diversa da oggi. Il calcio italiano era realmente il più bello e il più difficile. Chi veniva dal calcio sudamericano e spagnolo, se non era davvero un campione, poteva facilmente trovare difficoltà nell'impatto con la Serie A, andando a sbattere sulle durissime difese di casa nostra...

L'INIZIO - Ecco, è tutta in questa considerazione l'avventura di Esnaider alla Juventus. Che non fa a cazzotti con nessuno, ma prova a mettere il suo temperamento al servizio della voglia di spaccare tutto in bianconero. Esordisce praticamente all'indomani del suo arrivo a Torino, a metà gennaio 1999, con la Juve sotto di un gol a Venezia all'intervallo, entrando al posto di un certo Zidane: il nostro Juan non segna ma si sbatte, il gol lo fa Daniel Fonseca e finisce 1-1.

ARRIVATO CON TITÌ - La gara successiva Esnaider viene lanciato dal 1' col Perugia, la Juve vince in rimonta 2-1, il Loco non timbra neanche stavolta il cartellino ma fa bella figura: un servizio di Mediaset lo definisce "l'ariete che mancava dai tempi di Vieri". Curiosità: lo stesso servizio definisce un altro neoacquisto invernale, Thierry Henry, come uno che "non mostra grandi doti da bomber"...

DIFFICOLTÀ - Ma è tutto un fuoco di paglia. La stagione di Esnaider e della Juve è un crescente calvario, Lippi si dimette a febbraio, arriva Ancelotti che non riesce a raddrizzare la situazione. La squadra non vince nessun trofeo e arriva 7^ in campionato. L'attaccante di La Plata s'impegna ma si smarrisce, non riesce a trovare la prima agognata rete in bianconero e finisce gradualmente ai margini della rosa.

NUOVO SCENARIO - Archiviata quell'annata difficile (e mandati in pensione gli orribili numeri rossi dietro le maglie) la Juventus ritrova Del Piero, anche se per parecchio tempo sarà l'ombra del fenomeno che era prima dell'infortunio, e si qualifica alla Coppa Uefa tramite la Coppa Intertoto. Sul mercato si opera una leggera transizione per tentare d'instaurare un ciclo ancelottiano alle porte del nuovo millennio: via Peruzzi, Di Livio e Deschamps (ma anche Blanchard ed Henry); dentro Van der Sar, Zambrotta e Kovacevic (e Bachini, ma questa è un'altra storia...)

LA PRIMA GIOIA - Esnaider rimane, come quinta punta. In campionato viene utilizzato col contagocce, giusto per spezzoni finali, culminati con gli ultimi 20 minuti della drammatica partita di Perugia sotto il diluvio che sarebbe costata lo scudetto in favore della Lazio. Nel frattempo, le uniche effimere gioie riesce a viverle nelle coppe. Nel primo turno di Coppa Uefa a settembre '99 contribuisce col suo primo gol juventino (dopo 9 mesi di militanza, 7 effettivi se togliamo l'estate) a battere 5-2 l'Omonia Nicosia: realizza la punizione del 4-0. E trovare le immagini dell'evento è quasi impossibile poiché nessuna tv italiana volle spendere i 750 mila dollari richiesti per trasmettere l'incontro.

PROGRESSI - Arriva il secondo turno di Coppa Uefa, contro il Levski Sofia, ed ecco ancora un bell'Esnaider formato trasferta: sequela di dribbling un po' macchinosa sulla trequarti, appoggio finalmente all'accorrente Sunday Oliseh (profilo borderline per questa rubrica, peraltro) che da 30 metri trafigge un non irreprensibile Ivankov; nella ripresa, l'argentino si fa trovare pronto su una verticalizzazione di Conte e a tu per tu col portiere appoggia per Kovacevic che raddoppia a porta vuota. Tutti abbracciano l'altruista Esnaider e la partita finirà 3-1.

EFFIMERO - Infine, ottavi di Coppa Italia, a dicembre, contro il Napoli (all'epoca un'ottima formazione... di Serie B). Qualificazione già in cassaforte, a Torino c'è solo da gestire, e la Juve vince 1-0 grazie alla seconda e ultima fiammata di Esnaider, un preciso inserimento di testa sul secondo palo. Dopodiché, il nulla cosmico.

I FREDDI NUMERI - Alla fine le statistiche dicono: stagione 1998-99 (girone di ritorno), 10 presenze in campionato, una in Champions e una in Coppa Italia, zero gol; 1999-2000, 6 presenze in campionato, una in Intertoto, 4 in Coppa Uefa e 2 in Coppa Italia, con una rete in Uefa e una in Coppa Italia. TOTALE: 16 presenze in campionato senza gol, e 9 nelle coppe con 2 gol. In un anno e mezzo.

BILANCIO - Non stupisce che Juan Eduardo Esnaider venga ricordato come uno dei peggiori acquisti della storia juventina. E per lui è stata sicuramente un'avventura che non lo ha aiutato per il proseguimento della carriera. Inizia la stagione 2000-2001 da fuori rosa e nel mercato invernale viene ceduto al Real Saragozza per un quarto della cifra che la Juve aveva speso per comprarlo dall'Espanyol. Tornato nella "sua" Saragozza, contribuisce a vincere la seconda Coppa del Re in otto anni.

IL RESTO DELLA CARRIERA - Quello però è il canto del cigno. Inizia un girovagare per campionati e continenti fino a ritirarsi nel 2005, a nemmeno 33 anni. Avrebbe provato a fare l'allenatore, senza troppo successo. Ma con un merito indiscutibile: scoprire in Argentina un futuro juventino (seppur per poco tempo) come Roberto Pereyra. E purtroppo un dramma extra-calcio: nel 2012 muore suo figlio Fernando, di 17 anni.

CONCLUSIONE - Rispetto ai primi due protagonisti di "Meteorite", Athirson ed Elia, Esnaider ha giocato di più. Contrariamente a loro, non può vantare nel palmarès neanche uno scudetto da comprimario. Si deve accontentare dell'Intertoto del '99. Destini.