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Un uomo da spazi stretti e da idee importanti. Un altro da corsa a perdifiato e inserimenti costanti. Poi? Il trequartista, il più tipico tra gli atipici, in grado di dare solidità sulle linee di passaggio e soprattutto di fornire quel tocco finale che alla Juventus è mancato. L'ha costruito a seconda degli uomini, Andrea Pirlo. Ha disegnato un centrocampo unendo caratteristiche e legando le caratteristiche alle necessità. Come fosse un puzzle. Senza poi così tanti pezzi, non per questo così tanto semplice. 

L'AIUTO DEGLI ESTERNI - Con Federico Chiesa (e non Kulusevski) sulla fascia, Pirlo ripropone la squadra che ha vinto a Barcellona e Genova. Di fatto, con un centrocampo a tre che agisce da quattro, che spesso si contorce in un binomio per regalare la libertà della profondità al trequartista di turno. Contano gli spazi, del resto. E' la parte fondamentale della tesi di Pirlo, non ancora confutata da un campionato che pian piano sta mostrando pure la vera Juventus. Quella dei gol di Ronaldo e Morata, sì. Ma anche quella delle nuove soluzioni, portate da McKennie e da Ramsey. Pure quella della corsa a testa bassa di Chiesa e dei suoi dribbling secchi e decisivi. Pirlo ha costruito il nuovo centrocampo quasi partendo dagli uomini, poi dai calciatori. Nel 4-4-2 liquido, ha abbassato il coefficiente di importanza degli esterni. Ed è stata rivoluzione.