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Alessandro Matri, ex attaccante della Juve ora braccio destro di Tare alla Lazio, ha parlato a Tuttosport alla vigilia della gara: «Direttore? Così mi chiama soltanto Pirlo, ma per prendermi in giro... (risata). Alla Juventus siamo stati compagni, anche di stanza, siamo grandi amici e sono rimasto il suo bersaglio preferito per scherzi e battute». 
 
Lei come chiama Pirlo? 
«Andrea o... “mister”. Ma c’è una differenza: lui ha il patentino e allena la Juventus. Io, invece, sto frequentando il corso da direttore sportivo e grazie alla Lazio sto cercando di imparare il mestiere da Tare, che è un maestro». 
 
Dopo neanche un anno dall’addio al calcio come è nata l’opportunità di tornare alla Lazio per studiare da dirigente? 
«Nella stagione in cui avevo giocato qui, nel 2015-16, con Tare si era creato un bel rapporto, umano e professionale. A quel tempo Igli mi disse: “Quando smetti, mi piacerebbe averti nel mio staff”. Io non gli avevo dato troppo peso, all’epoca. Invece... nei mesi scorsi, dopo che ho annunciato l’addio al calcio, Tare mi ha inviato un messaggio con scritto: “Ricordati quello che ti avevo detto”. Poi ci siamo incontrati e da settembre sono tornato alla Lazio come collaboratore della direzione sportiva. Affianco Tare al campo e nelle trattative, ma sempre due passi dietro. Lo guardo, lo ascolto, cerco di imparare e provo a rubargli qualche segreto del mestiere. La giornata è molto più lunga, rispetto a quella a cui ero abituato da giocatore, anche perché Igli è un dirigente h24. È anima e cuore, sta sul pezzo tutto il giorno». 
 
Nove anni fa, quando Immobile era un ragazzino aggregato alla sua Juventus, se lo sarebbe immaginato Scarpa d’Oro? 
«Ciro è sempre stato determinato e segna con continuità da tanti anni: è un attaccante di livello mondiale. Forse l’attenzione per il Covid ha fatto passare in secondo piano che grazie a Ciro la Scarpa d’Oro è tornata in Italia. Non succedeva dagli exploit di Toni (2006) e Totti (2007). Eppure molti lo sottovalutano e lo criticano, soprattutto in Nazionale. Merita più rispetto. Mi stanno stupendo anche Correa e Luis Alberto: avessi giocato con loro, qualche gol in più lo avrei realizzato... (risata). E ovviamente Milinkovic Savic, di cui ero stato compagno: ma adesso è un giocatore affermato, non più un giovane». 

Se pensa all’ultimo mercato della Juventus? 
«Morata è stato l’affare migliore. Ma non sono stupito. Io ho giocato, con Alvaro: è fortissimo. Le esperienze con Real Madrid, Chelsea e Atletico lo hanno migliorato. Il resto lo fa la testa. Si vede che alla Juventus è felice e sta bene: quello conta più di tutto. Alvaro ha ritrovato il suo habitat naturale ed è tornato al top. Un colpo super azzeccato». 
 
Quando vede Cristiano Ronaldo, che ha appena un anno in meno di lei, cosa pensa? 
«Che io sono umano, mentre Cristiano è un extraterrestre. Ha un fisico pazzesco per avere 35 anni». 
 
Pirlo, da quando allena, è sempre lo stesso o è cambiato? 
«Andrea è rimasto identico, tranquillo come nessun’altro. E con le idee chiare. Quando mi ha detto che sarebbe diventato il tecnico della Juventus ero teso io, non lui. È all’inizio, la squadra è in costruzione, ma alcuni aspetti importanti sono già evidenti. I giocatori lo stimano e lui mi sembra molto bravo anche a parlare: è sicuro, trasmette sempre fiducia. La mentalità offensiva della Juventus rispecchia quella di Andrea, che è stato un genio con una visione straordinaria e portato a giocare in avanti». 
 
Avrebbe faticato ad essere allenato da Pirlo? 
«Visto quanto mi martella, non mi avrebbe fatto giocare... (risata). A parte le battute, mi sarei trovato bene: io attaccavo bene la profondità ed è una qualità che Andrea apprezza».