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    Massimo Zampini: 'La difesa seria, la crescita e il tema dei gol, che non è solo il centravanti. Forza Igor, giocati le tue carte'

    Massimo Zampini: 'La difesa seria, la crescita e il tema dei gol, che non è solo il centravanti. Forza Igor, giocati le tue carte'

    • Massimo Zampini
      Massimo Zampini
    Mi sono servite oltre 24 ore e il pareggio tra Bologna e Napoli per digerire un Roma-Juventus così tranquillo, senza polemiche, senza neanche una richiesta di rigore per il mano di Kelly, tra abbracci, fair play, Dybala e Perin che se la ridono, complimenti di Tudor a Ranieri prima e reciprocità soddisfatta nel post match, con sor Claudio ammirato dalla Juve del croato e convinto del quarto posto pressoché certo per i bianconeri. Bello, per carità, ma mi permetterete di rimpiangere quella sana (oddio, non sempre) tensione delle polemiche pre partita, le interviste a Turone, le schermaglie tra dirigenti, il vento del nord e tutto quel contorno così rassicurante con cui sono cresciuto da juventino a Roma?

    Eppure qualcosa resta, dopo una partita apparentemente tranquilla, senza troppi squilli, con un punto a testa che non aiuta a svoltare ma non fa male, tiene i tre punti di distanza tra le due squadre, conserva quel clima positivo che prosegue dall’arrivo di Tudor e dalle sue prime parole in conferenza, che sapevano di bianconero.

    Resta quel primo tempo, l’aggressione alta, il palo di Nico dopo la paratona di Svilar, il salvataggio di Kalulu, il gran gol di Loca. Una Juve propositiva, compatta, che mette sotto l’avversaria. Qualcosa del genere, però, per singole frazioni di gioco c’era capitata di vederla. Per questo, per quanto possa sembrare paradossale, mi prendo soprattutto il secondo tempo: partiti male, pareggio immediato ma dopo l’episodio negativo – questa sì che è una novità – la Juve non crolla, riparte, riprende il possesso del gioco e chiude in avanti, senza creare troppo ma senza concedere alcunché. 

    Resta una squadra, appunto, che costruisce tanto ma conclude poco, che non è pressoché mai pericolosa su angolo o su calcio piazzato (mentre subisce tanti gol in quelle situazioni), con il centravanti che fa sempre fatica: oggi ci chiediamo come possa giocare questo Vlahovic così poco brillante, ma quando entra Kolo Muani cambia poco e allora il problema non può essere solo il nome del centravanti. Sembra banale, ma come ha detto Tudor dal primo giorno bisogna fare gol. Riempiamo l’area più di prima, ma dobbiamo essere molto più pericolosi, senza fermarci al solito dualismo tra due nomi. 

    Resta una difesa seria, ecco l’unico aggettivo che mi viene in questo caso, perché Kalulu, Veiga e Kelly fanno una partita attenta, concentrata, spingendosi talvolta in avanti e concedendosi un paio di distrazioni in 95 minuti all’Olimpico. La crescita di Nico, i lampi stavolta troppo alterni di Yildiz. Un centrocampo cresciuto notevolmente con uno dei migliori Locatelli stagionali e un Thuram dominante, vincitore di un bel duello con Koné, in una forma tale da fare domandare anche a chi, come chi scrive, non ama i cambi di allenatore a stagione in corso e avrebbe cercato di difendere maggiormente chi c’era, come mai nella gestione precedente raramente finisse una partita, e talvolta non la cominciasse neanche. Contrordine, compagni: Thuram fa 90 e più minuti senza cedere di un millimetro, proprio come quella cavalcata contro il Genoa a 100 all’ora all’ultimo istante.

    Resta qualche rimpianto, perché se prima del match in tanti avremmo firmato per un pari, alla fine si affaccia il pensiero che forse sarebbe bastata una distrazione in meno, una scintilla in più, e nell’insieme ce lo saremmo meritati. 

    Resta, infine, una piacevole sensazione di normalità, di una Juve imperfetta ma che aggredisce e non molla mai, con l’atteggiamento giusto, con le parole giuste. Forse è tardi, vedremo, ma quando ci viene chiesto il nome del nostro allenatore preferito per la prossima stagione tra tutti gli illustri papabili, la risposta, anche questa settimana, è fieramente la stessa di qualche giorno fa: forza Igor, giocati tutte le tue carte.
     

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