COSA FARE - "Tutte le istituzioni, dal governo agli enti che gestiscono lo sport italiano, si siedano intorno a un tavolo per trovare soluzioni. Soluzioni vere. Che nell’immediato significano una cosa semplice: togliere ai delinquenti l’idea che basta presentarsi con una sciarpa in uno stadio per fare ciò che si vuole, nella certezza di non essere mai puniti. Del Daspo se ne fregano, il Daspo quasi sempre lo aggirano. È l’impunità che è insopportabile, ha ragione Massimiliano Allegri a dire che serve il carcere. Tra l’altro, avevano scritto il cognome Scirea con l’acca: credo che questa gente neanche sappia chi era Gaetano…".
CHIE ERA - "Gaetano Scirea non era solo un difensore della Juventus o della Nazionale: era un modello di comportamento per chiunque giochi a calcio. Uno che, anche al massimo della fama, si rivolgeva all’arbitro chiamandolo 'signor arbitro'. Non sopportava la maleducazione, l’ostentazione, la violenza. Univa e non divideva. Placava gli animi, fermava le discussioni sopra le righe: 'Ci guardano i nostri figli', diceva quando qualcuno litigava in campo. L’avessero conosciuto, quei teppisti non avrebbero avuto il coraggio di infangarne il nome".
TIFOSI - "Il problema accomuna tutte le squadre, c’è un deficit di educazione. Spesso in passato ho avuto problemi anche con i nostri tifosi, quelli della Juve, quindi non ne faccio una questione di campanile. Anzi, ci tengo a dire che non ho niente contro Firenze: ho tanti amici che mi sono stati vicini in questo momento, la stragrande maggioranza dei tifosi e il club hanno provato orrore. E non posso dimenticare quando una delegazione del club viola, in occasione di una gara di Europa League in Polonia, andò a deporre una corona di fiori sul luogo in cui è morto Gaetano. E allora uniamoci, tutti noi che amiamo lo sport: saremo sempre in maggioranza".