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Roberto Mancini ricorda Diego Armando Maradona. Il ct dell'Italia ha parlato in un'intervista al Corriere dello Sport: "Quando ho letto sul telefonino che Diego era morto, ho pensato subito a una fake news. Poi ho visto quante notizie stavano arrivando da tutto il mondo e ho capito che era tutto vero. Incredulo e addolorato, mi sono messo davanti alla tv. Emozioni senza fine, sono tornato indietro nel tempo. Ancora non mi rendo conto che Maradona non c'è più. Un Dio del calcio, un immortale come Muhammad Ali e Kobe Bryant. Diego non morirà mai, ogni immagine del suo talento lo farà resuscitare nella nostra memoria". 

LITE - "Un bravissimo ragazzo, pur con tutti i suoi problemi. Era onesto, sincero e, soprattutto, aveva massimo rispetto degli avversari. Guardate che non è facile, non tutti sono in grado a quei livelli di essere sempre corretti. Io sono stato fortunato, come gli altri giocatori dell’epoca. Dopo una finale di Coppa Italia, a Cremona, litigammo: l’aria era tesa, scaramucce di campo. Rientrò tutto anche grazie alla sua correttezza. Sette anni indimenticabili per il calcio italiano. Maradona, vi rendete conto? Tutti noi, anche i più bravi, eravamo ammirati e colpiti dal suo talento e dalla sua genialità. Affrontarlo era un’emozione irripetibile. Anche oggi non capisco come facesse a realizzare certe giocate. Vedevamo dei colpi dal vivo che per noi umani non erano spiegabili. Ma come faceva? Ce lo domandavamo prima e dopo le partite. Tecnica e fantasia unica, la sua capacità di tirare in qualsiasi condizione era spaventosa. E poi nessuno sapeva mettere il pallone dove lo mandava lui, un sinistro incredibile. Noi giocatori, tutti, lo amavamo. Per quello che era e per quello che faceva in campo. Lo ripeto: era il numero 1 ma aveva rispetto dei suoi avversari, anche quelli più deboli. Io non so se dal punto di vista politico lo abbiano voluto colpire ma dal punto di vista sportivo era davanti a tutti".