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Sono passati più di trent'anni, ma il suo nome fa ancora rima con flop. E non per accanimento o per cattiveria, ma semplicemente perché quel flop è legato alla Juventus del "vincere non è importante ma è l'unica cosa che conta" di bonipertiana memoria, quello che tende a non ammettere fallimenti e stagioni senza trofei. Gigi Maifredi, a modo suo, ha lasciato un'impronta nella lunga e gloriosa storia della Vecchia Signora. Lo abbiamo intervistato in un momento che per la squadra bianconera è tutt'altro che brillante, con Massimiliano Allegri di nuovo in discussione - almeno dal lato dei tifosi - e una nuova suggestione per il futuro della panchina che risponde al nome di Thiago Motta, grande protagonista in Serie A con il suo Bologna.



- Maifredi, come commenta questa fase della Juve?
In ogni stagione ci sono momenti in cui va tutto bene, altri in cui niente gira per il verso giusto. La Juve, ora, non ha nemmeno quel pizzico di fortuna che non guasta mai, ma alla base delle difficoltà ci sono diversi errori commessi soprattutto da Allegri. Per me il maggior responsabile di ogni situazione, nel bene e nel male, è sempre l'allenatore, colui che ha il polso della squadra e vede ogni giorno i giocatori. Allegri è un personaggio navigato, molto bravo nel gestire i campioni ma magari non abilissimo con i giovani. Resta comunque un top, poi per giudicare una macchina bisogna guidarla...

- Secondo lei quali scelte ha sbagliato, nello specifico?
Non capisco perché non abbia mai utilizzato il tridente, che in questo momento mi sembra la cosa più naturale possibile con Vlahovic, Chiesa e Yildiz. Poi è lui che vede i giocatori in allenamento, magari non ha un buon rapporto con qualcuno o pensa che si possano creare degli squilibri, ma la Juve deve dominare il gioco, o almeno ai miei tempi era così. Non si può vedere la squadra bianconera che gioca in ripartenza, che mette in campo prestazioni del genere... Non so se adesso siano cambiati i rapporti di forza tra le squadre di Serie A, l'Inter è sicuramente più quadrata ed è stata creata in maniera più intelligente, ma vedere la Juve penare così è incredibile... 

- Thiago Motta è l'allenatore del momento: sarebbe la scelta giusta per la Juve? Che cosa porterebbe di più o di diverso rispetto ad Allegri?
Sicuramente porterebbe il suo entusiasmo di allenare la Juventus, ma chi fa la squadra dovrebbe seguire l'esempio di Sartori. A Bologna Motta sta facendo il suo con una buona rosa, a cui ha messo a disposizione la sua esperienza da giocatore. Allenare la Juve, comunque, è diverso. Bologna è una città meravigliosa, che ti consente di fare tutto quello che vuoi senza pensare alla paura di essere contestato, è la realtà ideale per un tecnico. Negli ultimi due anni la squadra rossoblù aveva grosse pecche, poi è arrivato Sartori e si è chiuso un cerchio. 

- Anche lei, al momento dell'approdo alla Juve, arrivava da un grande periodo al Bologna: vede qualche differenza con Motta?
Certo, lui ha giocato in grandi squadre, io no. A differenza mia può portare anche questo tipo di esperienza, poi non posso sapere cosa farebbe alla Juve. E comunque, diciamocelo, la mia Juve doveva vivere un campionato di transizione...

- Ci spieghi meglio. 
Il mio lavoro all'epoca doveva cambiare tutto, ma nell'arco di un anno. Qualcuno dice che per costruire qualcosa servono tre anni, io avevo 14 giocatori e nemmeno il terzo straniero, c'era una cecità incredibile nei miei confronti e io ero un carneade. In più Boniperti era stato estromesso, sfido chiunque a voler essere al mio posto... Fino alla 20^ giornata, comunque, eravamo primi o secondi in Serie A, poi a Natale ho detto stop. La verità è questa, sono stato io ad annunciare l'addio a fine stagione. L'Avvocato mi tenne mezz'ora a casa sua per farsi spiegare i motivi della mia scelta, ma non mi convinse a restare. In quel momento ero sulla cresta dell'onda, mi volevano 3-4 squadre di alto livello. Tornare a Bologna fu un grande errore.

- Ma davvero, secondo lei, Allegri è a fine corsa alla Juve?
Se fossi nella dirigenza parlerei con lui e capirei se davvero sente di essere arrivato alla fine di un percorso, anche perché non è che il calcio di oggi proponga allenatori in grado di fare al 100% quello che ha fatto lui. Il tentativo di cambiare è logico quando le cose non vanno bene, ma ricordiamoci che Allegri è un top e prima di mollarlo gli parlerei. Se poi andasse avanti a proporre questo pensiero, a dire che la Juve ha fatto bene ed è in linea con gli obiettivi, allora non ci saremmo proprio. Perché in primis dovrebbe capire che sta deludendo i tifosi, al di là della classifica, e anche provare a dire il perché. Se per esempio spiegasse alla proprietà che determinati giocatori non sono da Juve - e secondo me è vero, perché certi errori non si possono vedere - darebbe almeno una spiegazione logica. Poi è vero, oggi non c'è nemmeno la Società, se mi chiede come si chiama il presidente non so rispondere. Sono lontani i tempi di Marotta, o di quelle triadi incredibili come Giraudo-Moggi-Lippi che non potevano sbagliare. Però c'è Giuntoli, e se Allegri parlasse con lui e con la proprietà potrebbe provare a porre un rimedio alle mancanze della rosa. Con un aumento di capitale si può fare tutto. Ecco, credo che si debba ripartire da lì. Dalla Società, quella che era un fiore all'occhiello...