"Io sono della Juve, ma sono uno sportivo, mi muovo per realizzare business, e se parliamo di cuore sono legato al colore granata grazie a mio nonno. Ecco la storia: Nunzio Lonardo, appunto il nonno dal quale ho preso il nome e che è stata la figura di riferimento nella mia vita, era emigrato dalla Sicilia al Piemonte ed era diventato un tifosissimo del Toro. La sua storia si è poi sviluppata negli Stati Uniti, visto che nel ‘42, avendo sposato una donna ebrea, era stato confinato nella caserma di via Asti di Torino dalla quale era riuscito fortunosamente a fuggire. A Genova, da dove con la nonna si era imbarcato per l’America. Il nonno granata e lo stimolo a realizzare un business con lo stadio sono le molle che mi spingono a uscire allo scoperto, ma una volta di più ripeto che io sono pronto ad acquisire la società, a investire pesantemente per rinforzare la squadra, ma non voglio forzare Cairo. Se lui è disposto a discutere, gli avvocati dello studio Munari-Cavani sono pronti ad aprire il confronto. Vi posso già dire che il presidente sarebbe mio figlio Teava".
"Beh, sarebbe interessante che la Juve potesse disputare il derby per stimolo, e non ritendendolo acquisito in partenza. Il Covid? I calciatori sono professionisti, e in tale situazione è opportuno frequentino unicamente il campo d’allenamento e casa propria. Comunque la situazione attuale, per quanto preoccupante, non ci induce a rimandare il possibile acquisto del Toro".