IL RETROSCENA - "Allegri spesso andava a sciare e tornava giusto in tempo per l’allenamento. Praticamente arrivava con gli scarponi ai piedi...".
IL RAPPORTO - "Fantastico, eravamo un grande gruppo e abbiamo vinto il campionato per questo. Venivamo da una bella stagione con Remondina, bravo, vecchio stile. Allegri era molto più libertino e credeva tantissimo nei suoi giocatori. L’allenatore perfetto. In ritiro più volte si toglieva le scarpe e, scalzo, sfidava i portieri sulle punizioni. Oppure faceva la partitella con noi".
ALLENATORE PRATICO - "Gli piaceva una squadra che gioca ma lui ha sempre badato al pratico. Di sicuro non imponeva un’identità tattica. E poi, tutto dipende dai giocatori: la sua Juve che dominava giocava bene a calcio. Ah, non gli è mai piaciuta la preparazione atletica. Noi vicino al campo avevamo una piscina, a volte ci lasciava col preparatore e andava a nuotare".
SOMIGLIA A DIONISI - "Sì, assolutamente. Anche lui bada al sodo, non ha bisogno di sentirsi dire quanto è bravo o quanto gioca bene. Non è un esteta ma sa bene come si arriva al risultato".
L'INCONTRO - "Da lui mi aspetto un classico “oh, ma giochi ancora?”. Devo studiarmi una risposta. Credo sia rimasto l’uomo divertente che era, anche se l’ambiente Juve è diverso. Noi eravamo gente normale, quando c’era doppio allenamento si pranzava e poi si faceva la lotteria con Vignoli, il nostro fotografo. Il mister portava i premi e teneva banco. Uno spettacolo".
DAL SASSUOLO ALLA JUVE - "Dipende dal progetto. Raspadori può diventare molto forte ma, per me, alla Juve può giocare solo dietro a una punta nel 4-2-3-1, non può fare l’esterno. Allo stesso modo, Frattesi può giocare in un centrocampo a due però, se un club lo prende, deve usarlo da mezzala, ruolo in cui è devastante. Traorè, invece, è utile proprio perché può giocare in due posizioni. E poi, conta la personalità: giocare per la Juve è diverso che giocare per il Sassuolo. E questo Max lo dice sempre".