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Titolone: “Crescono i debiti in casa Juve, spolpata dall’operazione CR7” e immediata è scattata tra gli juventini la psicosi per un imminente tracollo finanziario del proprio club. Per non parlare degli “altri”, sempre pronti a celebrare il funerale a Madama, figuriamoci poi quando leggono notizie come questa. Oppure sentono il presidente napoletano De Laurentiis dichiarare che la Juve compra e vince grazie ai prestiti delle banche.

Sarebbe ora di smetterla con tutto questo terrorismo finanziario, basato su cifre riportate male e spiegate ancora peggio. Perché la situazione contabile della Juventus è decisamente meno tragica di quella descritta sui media o da ADL.  
Premetto: non ho studiato economia e commercio, sono abituato però a raccogliere informazioni negli ambienti giusti e da chi la materia la maneggia meglio e più di me, a differenza di chi si improvvisa revisore dei conti su tv e web. 

Ve lo confermo: la Juventus FC ha debiti, al 31/12 dello scorso anno ne aveva per 384 milioni al netto delle attività finanziarie dei quali 186 verso le banche. Con l’obiettivo dichiarato di rifinanziare e ristrutturare il debito esistente, la società decise allora di collocare sul mercato dei Bond obbligazionari, per un valore complessivo di 175 milioni e riservati a “investitori qualificati”, che li hanno rastrellati in poco tempo, nonostante una cedola di rendita molto bassa. La butto lì: ci trovassimo di fronte ad una società poco solida, gli investitori “qualificati” si sarebbero fidati a sottoscrivere questi bond?

I faciloni della finanza non hanno fatto altro che sommare i debiti bancari coi bond ed hanno così tirato fuori la colossale cifra complessiva di 559 milioni, che ovviamente spaventa. Peccato che parte di quei bond siano andati a coprire debiti precedenti, sommarli perciò a quelli già in essere con le banche è un’operazione totalmente sbagliata.  

Tenendo comunque per buona la cifra monstre di 500 milioni di debiti, bisognerebbe al tempo stesso bilanciarla coi 500 e rotti milioni di fatturato prodotti dalle attività Juve: se l’esposizione debitoria aumenta in parallelo coi ricavi, nessun analista finanziario preparato vi dirà che i conti bianconeri sono a rischio default. Ci si potrà iniziare a preoccupare solo quando i debiti cresceranno in misura maggiore dei ricavi, superando il fatturato annuale del club. 

La situazione attuale è ampiamente sotto controllo, e non preoccupa nemmeno la Uefa:  lo stesso rosso in bilancio (ipotizzabile, dopo le tante plusvalenze messe a bilancio, fra i 18 e i 32 milioni ,a seconda della scelta di anticipare o meno lo stipendio dovuto ad Allegri e al suo staff per il prossimo anno) non pone alcun problema col Fair Play Finanziario, visto che al netto dei costi virtuosi equivarrebbe - nella peggiore delle ipotesi - a una perdita minima ampiamente compensata dagli 83 milioni di attivo dei 2 anni precedenti. 

Gran parte delle società di calcio sono indebitate. Italiane ed estere, piccole e grandi. L’Inter, per esempio, nell’ultimo bilancio risultava esposta per 476 milioni, 229 dei quali verso il suo stesso proprietario Suning che però non li riscuoterà. Ne restano poco meno di 250 che sono dati dai Bond che anch’essa ha immesso sul mercato al netto delle disponibilità liquide a bilancio. Con un fatturato intorno ai 280 milioni, che dovrebbe salire sopra i 300 in questa stagione, la compensazione è nei numeri. I debiti e il fatturato della Juventus sono di gran lunga superiori, ma il rapporto fra questi valori per le due squadre è pressoché analogo. Ma fa più gioco spaventare la gente dicendo che l’acquisto di Ronaldo sta mandando in malora il club degli Agnelli.

Il Napoli, è vero, non ha debiti con banche e istituti finanziari ma non ha margini di crescita.  Il presidente De Laurentiis può indubbiamente vantarsi della propria morigeratezza gestionale, ma non investendo e non rischiando mai, con un fatturato inferiore ai 200 milioni annui è destinato a non entrare mai nell’elite del calcio europeo. Poi però potrà convincere i propri tifosi, e tutti gli “altri”, che Juventus bara, ma soltanto perché in troppi di finanza non ci capiscono nulla e basta un articolo fatto bene, o una dichiarazione a effetto, per fargli credere ciò che non è.