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Paolo Montero è questa roba qui. Tra poche ore guiderà la Juventus dei grandi, e poco prima di essere travolto da un flusso continuo di emozioni, è ancora lì a osservare, guardare, guidare - per quanto possibile - i suoi ragazzi. A Ferentino, dove sta scontando l'ultimo grado di separazione dalla prima squadra, ha accompagnato il gruppo come se il suo mondo attorno non stesse per cambiare. Per di più in maniera irrimediabile.

Certo, allenerà la "squadra del cuore" per dieci giorni, due partite, giusto il brivido. Però lo sa: è un'occasione. E si è messo a disposizione col fare del soldato, eseguendo gli ordini dall'alto. 

E' un uomo della Juventus, mister Montero. E per la Juventus ha accettato tutto con l'aplomb che gli appartiene, fuori dal campo.

Mentre osservava l'ultima fatica dei ragazzi, con nulla da giocarsi eppure con la voglia di portarla a casa, nella sua testa c'è seguire l'esterno, riorganizzare la difesa. Suggerire alla punta di andare incontro. Alla Primavera di onorare partita e stemma. Con un piccolo sorriso, e le dovute distinzioni: con i grandi, non è che sarà poi così diverso. 


La partita di Montero


E' arrivato con il gruppo ieri pomeriggio ed è andato via con il gruppo poco dopo il fischio d'inizio. Tra pullman e treno, dalle colline e le campagne laziali, fino alle alpi piemontesi. Sarà un viaggio in cui si chiuderà un cerchio per aprirne immediatamente un altro.

A tutto questo, per i 90 minuti di Frosinone-Juventus Primavera, Montero però non ha pensato neanche per un istante. Aveva scelto di guardarla sul pullman parcheggiato dall'altro lato della tribuna (obbligato dalla squalifica) e dopo pochi istanti è sceso nervosamente, avvicinandosi alla grata che separa il grigio dei gradoni dal verde del campo. Petto in fuori. Braccia alte a sottolineare il peso della gabbia. 

Ha camminato, Montero. Tanto. Destra, sinistra, entrambe le mani sul muro di ferro davanti a sé. Si è stizzito per i passaggi sbagliati, ha applaudito le belle giocate. Ed è stato un allenatore fino alla fine, pure fuori dal rettangolo verde, come tutti ci si aspettavano e come lui evidentemente si era ripromesso.

Dopo i primi 45 minuti di solitudine, a fargli compagnia è arrivato Marco Storari. Hanno parlato, Paolo si è sfogato. Di Vlahovic, Chiesa, Yildiz e mille altre superstar, probabilmente, neanche mezzo cenno. Perché Montero è questa roba qui. E con questa roba qui accompagnerà i calciatori verso l'ultimo passaggio: un uomo della Juve, al servizio della Juve. Pure per due partite.