DIABOLIK - "Quando diventai presidente l’allora direttore Giuseppe De Mita, figlio del leader democristiano Ciriaco, mi disse che avrei dovuto incontrare una delegazione di tifosi. Pensavo fossero i sindacati. Mi disse anche “dove li vuoi incontrare? Qui o fuori?”. Decisi di incontrarli dandogli appuntamento a Piazza Cavour, davanti al cinema Adriano, a Roma. Si presentarono quattro persone e uno di questi, pace alla sua anima, era Diabolik (l'ultrà ucciso a sangue freddo lo scorso 7 agosto ndr.) Piscitelli si presentò e mi disse “presidè, buonasera, io sono Diabolik. Lo guardai e gli risposi “buonasera, ispettore Ginko”. Diabolik mi chiese se stavo scherzando. No, gli risposi. E dissi “io sto dalla parte delle guardie”. Devo però dire che Diabolik, rispetto agli altri, era una persona che aveva capito con chi si scontrava".
GUERRA AGLI ULTRAS - "Percepii subito che c’era qualcuno che utilizzava il calcio per altri fini e amavo dire 'mi porti la carta d’identità, mica c’è scritto professione tifoso'. Sono contro i soprusi, è una mia indole, fa parte del mio DNA, per l’educazione cattolica, rigorosa, che ho avuto. Mi ribello con tutti i mezzi legali che ho a disposizione. Probabilmente i miei colleghi in passato non l’hanno fatto perché era più comodo assecondare certe situazioni... Vincere per merito ha una sensazione completamente diversa".