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Della breve carriera juventina di Antonio Candreva rimarrà negli occhi dei tifosi soprattutto il primo, fondamentale gol. Si giocava allo stadio Renato Dall’Ara di Bologna, contro i rossoblù allenati da Colomba. Sulla panchina bianconera sedeva Zaccheroni e la Juve si stava avviando verso la fine di una stagione disastrosa, quella 2009-2010, che l’avrebbe vista piombare al settimo posto in campionato. Dopo il vantaggio firmato Diego e il pareggio di Buscè, Candreva risolse un match complicato grazie a un grande inserimento concluso dal diagonale vincente alle spalle di Viviano. Una rete che suonava come un segnale di tutto il talento nascosto in quel ragazzo laziale, arrivato a Torino nel mercato invernale con la formula del prestito dall’Udinese. Quell'ala che correva veloce sulla fascia, ma non tanto da permettersi la riconferma in un club ansioso di tornare alla gloria.

DUE VELOCITÀ - Dopo 20 presenze totali con la maglia bianconera, Candreva farà ritorno in Friuli, dando inizio ad una nuova girandola di trasferimenti (al Parma la stagione successiva, poi al Cesena), prima della definitiva consacrazione alla Lazio. La Juve lo ritroverà spesso da avversario negli anni della rinascita, quando il ricordo di quel periodo buio lascerà ormai spazio ai trionfi firmati Antonio Conte e Massimiliano Allegri. Rimane quella sensazione di “occasione sprecata”, a maggior ragione vedendo come - oggi come allora - Candreva lotti per il sesto posto in classifica (con la maglia dell’Inter), mentre la sua ex squadra viaggia da diverse stagioni molto più veloce di lui.