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Vi è una sola certezza alla vigilia di questa doppia sfida tra Juventus e Napoli, che sta montando per intensità emotiva come una delle più classiche onde lunghe californiane. Purché non si trasfomi in tsunami. I giocatori bianconeri, insieme con gli uomini dell’intero staff, dovranno adattarsi a trascorrere una “notte bianca”. Anzi due, vista la replica in programma. Come sempre, del resto, è accaduto anche in passato e più precisamente quando la squadra napoletana guidata da Diego Maradona faceva a sportellate con le altre grandi del campionato per la conquista dello scudetto. Il confronto imminente, insieme con quelli immediatamente successivi di Coppa Italia, porterà a rivivere in copia carbone le vigilie insonni sperimentate da personaggi illustri come Platini, Tardelli, Zoff, Scirea, Boniek e compagnia bianconera vincente. La notte prima dell’esame, infatti, la città tifosa di Napoli celebrava puntualmente un “Capodanno” tutto suo e molto particolare.

La Juventus, come quasi tutte le altre squadre più importanti e ricche, scendeva all’Hotel Vesuvio. L’albergo più prestigioso della città affacciato sullo stupendo Castel dell’Ovo e con sotto i balconi, dall’altra parte della trafficatissima via Partenope, la celebre pizzeria-ristorante “Zì Teresa”. I doppi vetri delle finestre non erano sufficienti a insonorizzare i fragori dell’inferno che, per tutta la notte e fino all’alba, arrivavano dalla strada. Sembrava che tutti i napoletani si fossero dati appuntamento in quella zona della città, che si trasformava in una sorta di Quinta strada di New York all’ora di punta quando gli impiegati escono dagli uffici. Un unico e ininterrotto serpentone di automobili che sfilavano, senza soluzione di continuità, sotto le finestre delle camere dove alloggiavano i giocatori bianconeri con i clacson suonati a palla, lancio di petardi e frastuono di tricheballacche, tamburi, trombette e ovviamente canti e cori di minaccia sportiva e di sfottò. Ricordo perfettamente quelle ore che sembravano passare mai a passeggiare lungo i corridoi dell’albergo con gli occhi che si chiudevano per un sonno vietato e l’illusione di poter ingannare il tempo con interminabili partite a scala quaranta. Gli unici due a non patire quelle veglie erano Tardelli e Platini che tanto, loro, alla vigilia di ogni partita non riuscivano a chiudere occhio malgrado il “mogadon” che li intontiva e basta. Inutile invocare l’intervento di vigili e polizia. Anche loro partecipavano alla “guerra” del sonno.

La Juventus ha deciso di cambiare albergo. I bianconeri scenderanno al Parker’s, che era l’hotel preferito da Diego Maradona ai suoi tempi perché, in una zona certamente più isolata e protetta della città, garantiva una privacy e una tranquillità decisamente accettabili anche per le sue scappatelle. Francamente non so se basterà questo a garantire una notte pacifica ai giocatori bianconeri. Ne dubito perché, conoscendo i tifosi napoletani e la loro inesauribile fantasia, sono certo che troveranno il modo di organizzare un discreto carnevale notturno anche in quel luogo riservato. Purché tutto si risolva lì, con un evento goliardico anche se fastidioso, e non esondi sul terreno della sragione magari lungo il percorso di quattro chilometri che dividono l’hotel dal San Paolo e faccia rivivere gli episodi del recente passato con agguati e lanci di bottiglie contro il pullman bianconero. La vigilia è già stata fin troppo carica di tensioni e di parole sparare a vanvera. Il tifo napoletano ha la grande occasione di riscattare certe “cattive nomenclature” dimostrando con i fatti il suo tradizionale senso di civiltà. Una notte bianca ci può stare perché fa parte del folclore. Una partita di calcio fonte ispiratrice per la cronaca nera assolutamente no. Ricordiamoci sempre e tutti che è soltanto una partita di pallone. Anzi due.

@matattachia