commenta
Per qualche curioso motivo, il mese di gennaio non è mai stato quello preferito da Cristiano Ronaldo. Anche quando, più giovane e all’apice della carriera, giocava con la maglia del Real accadeva che durante i primi trenta giorni del nuovo anno il campione portoghese andasse, per così dire, in letargo o perlomeno in crisi dal gol tanto che, alcune volte, il tecnico madridista decideva di sostituirlo. Poi, trascorso quel periodo di opacità, tutto si risolveva come per incanto e CR7 ricompariva in tutta la sua maestosità. E’ esattamente ciò che sta accadendo in questo momento e, visti i precedenti, non vi sono ragioni per le quali preoccuparsi.

Intanto la prima fase del campionato in corso si è chiusa con una certezza. La Juventus di Pirlo è uscita dalle nebbie e, da lontano ma neppure troppo, il Milan e l’Inter possono vedere la bandiera bianconera che sventola sull’albero maestro della nave in avvicinamento. Un ritorno magari non prepotente, ma di sicuro autorevole che rende allo stesso torneo il giusto fascino di una competizione tra quelle forze in campo che è legittimo attendersi. Una sfida senza la presenza al vertice della squadra bianconera avrebbe, infatti, un sapore meno intenso e intrigante. Così anche la Milano del pallone dovrebbe essere lieta di potersi confrontare con la storica rivale.

Ieri era anche l’anniversario della morte, diciotto anni fa, di Gianni Agnelli. L’Avvocato per eccellenza e l’uomo che viveva anche per la sua Juventus e per ciò che rappresentava nella collezione dei gioielli di famiglia. Agnelli amava e prediligeva le cose belle della vita e aveva la fortuna di potersele permettere anche rispetto alle sue passioni calcistiche. Nella sua squadra non poteva mai mancare almeno un mattatore in grado di fornire quel valore aggiunto, per fantasia e per tecnica, che dava una connotazione speciale all’intero complesso. Famosa resterà, in proposito, la sua citazione su Platini: “Noi abbiamo messo la tartina e a spalmare sopra il caviale ci pensa lui”

Gianni Agnelli, comunque, non era un esteta puro fine a se stesso o contemplativo. Nel lavoro, come nel divertimento, era ben consapevole dell’importanza di quella “classe operaia” fondamentale per il buon risultato delle sue industrie e per la crescita del suo impero. Così anche nel calcio e per la sua Juventus il campione o l’artista rappresentava la classica ciliegina da piazzare sopra una torta fatta di consistenza e di prodotti genuini. Così anche ieri l’Avvocato sarebbe uscito dallo Stadio, dopo il successo sul Bologna, per mostrare un sorriso soddisfatto e per regalare una delle sue solite battute intelligenti: “Lasciamo pure che Ronaldo dorma tranquillo per un poco perchè tanto alla Juventus ci pensano gli operai”.