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Finisce qui e ha la sensazione delle cose naturali, come se tutti se l'aspettassero. E allora, perché ha ugualmente l'effetto di un pugno allo stomaco? Di un rovescio improvviso? Di un temporale estivo? Ti spiazza come Gigi Buffon lo è stato rare volte. Incredibile, il suo senso della porta. Superlativo, quello delle misure. Sia in uscita uscita, bassa e alta, sia nelle parole, l'unico tasto su cui si è concentrata la critica più feroce, l'appiglio che per tanti è stato il solo utile ad aggrapparsi per tartassare. E Buffon ha parato anche quello: ha vinto, ha perso in campo; ha vinto e perso nella vita, ammettendo di avere un problema così reale quando la sua vita era a centimetri dal suolo, una simulazione di surrealtà. 

Oggi arriva la notizia, in attesa dell'ufficialità: la maschera di Supereroe, o comunque il mantello, è stato ufficialmente riposto nell'armadietto dei ricordi. Ci sono un bel po' di trofei. Ci sono persino i rimpianti, lo spazio vuoto lasciato per la Champions League, sfumata a più riprese e incastrata nell'ultima speranza chiamata Parigi. Magari la vincerà in un'altra vita, da dirigente o chissà che e chissà cosa. O magari si trasformerà nell'ennesimo atto di umanità di un uomo che umano lo è stato ben di rado: la leggerezza dell'ammissione più dura e candida di tutte. Quella della sconfitta. 

Non si può avere tutto nella vita, ma Gigi Buffon ci è andato molto vicino. Ha sfiorato l'immortalità calcistica, consegnandosi all'altro lato solo a 45 anni e dopo due stagione di alti e bassi (come tutti), eppure della sensazione che comunque, in porta, ci fosse Buffon. Ecco: il grande merito, al di là della scelta di rifugiarsi a Parma e di non sentire quelle sirene che oggi sembrano attrarre tutto il mondo, è stato restare Gigi Buffon fino alla fine. Senza snaturarsi. Senza passare da figura a figurina. Senza perdere quel talento che è innato, anzi accompagnandolo a un riflesso ancora di livello, per sempre oggetto dei nostri ricordi. 

Si chiude così un'era. Quella del portiere, capitano, leader (emotivo e di campo) più importante della storia della Juventus. Tra i più influenti in Nazionale, dove tornerà per un ruolo alla Vialli (chiudendo un cerchio), tra i più importanti al mondo. Per chi l'ha vissuto negli anni d'oro e per chi, quegli anni d'oro, oggi li rimpiange: in bocca al lupo, toccherà fare i conti anche con la vostra vita. Colpa di un fuoriclasse e dell'amore che ci ha lasciato.