CLIMA - Ed è questa, la sensazione più pesante al fischio finale: la certezza di dover penare all'interno di mille incertezze. Il rischio adesso è di un serio rebound, perché un'eventuale finale di Europa League avrebbe dato modo di tenersi sul pezzo, di provare a chiudere anzitempo ogni discorso in campionato per poi tuffarsi direttamente verso Budapest, praticamente dietro l'angolo. Così non sarà. Eppure così poteva essere, e così è stato per qualche minuto, durante i quali Vlahovic aveva portato avanti i bianconeri facendo piovere complimenti e superlativi per il piano gara di Massimiliano Allegri. Che aveva rischiato, che stava raccogliendo. Fino al gol di Suso: ha cambiato tutto.
CHIESA E DI MARIA - Sì, il mancino di Suso. Arriva da un errore di Chiesa e porta di fatto al paradigma totalmente riscritto: è l'emblema della partita, è il simbolo di una stagione. In cui la Juve è stata sempre bravissima a farsi male da sola, aiutando i vari avversari pronti a sorridere delle loro sventure. L'orgoglio non può nascondere anche questo dettaglio, fondamentale. E la storia non potrà non ripartire dalle parole di Allegri sui giovani: più di un alibi, praticamente una sentenza. Per tornare alla vittoria servirà tempo, tranquillità, ritrovare obiettivi da Juve. Senza essere più traditi dagli uomini migliori, vedi anche Angel Di Maria.