
La Superlega non è morta e rilancia: il nuovo CEO! E le prossime mosse: 'Via al dialogo, domande di Juve, Real e Barça giuste'
MISSIONE - Come si legge in una nota: "Il suo primo obiettivo sarà quello di intavolare un ampio e intenso dialogo con un largo numero di stakeholders, tra cui club, giocatori, allenatori, tifosi, rappresentanti dei media e politici. L'obiettivo è quello di incoraggiare lo sviluppo di un modello di sport sostenibile per le competizioni europee per club che rifletta al meglio gli interessi comuni e di lungo termine sia dei fan sia della comunità calcistica nel suo complesso".
I PUNTI FONDAMENTALI - “Il calcio può fare di meglio. Vogliamo aprire un dialogo con società, tifosi e stakeholder perché pensiamo che si possa migliorare l’esperienza calcio. E i punti fondamentali da cui ri-partire sono quattro: 1. Il calcio Europeo sta perdendo la sua leadership; 2. Il calcio Europeo non è più sostenibile; 3. I clubs dovrebbero essere in grado di determinare il proprio futuro; 4. Un dialogo aperto e costruttivo con tutti gli stakeholders è quanto mai necessario".
LE PAROLE - Secondo Reichart "la situazione attuale del calcio europeo è costellata da una serie di difficoltà che non si risolveranno da sole. I presidenti di Real Madrid, Barcellona e Juventus hanno recentemente espresso il loro punto di vista sui problemi che il nostro sport sta attraversando. Penso stiano ponendo le domande giuste, e sono personalmente entusiasta di poter ascoltare tante voci diverse in modo che la comunità calcistica europea possa trovare insieme le risposte corrette. Il gioco che tutti amiamo beneficerà di un dialogo onesto, aperto e libero da vincoli, su un futuro migliore attraverso un serio processo di riforma".
LA SITUAZIONE - Sulla Superlega pende ancora il giudizio della Corte di giustizia europea che dovrà pronunciarsi sul monopolio Uefa. Intanto, ieri, il vice presidente della Commissione Europea, il greco Margaritis Schinas, parlando al Parlamento europeo ha criticato il progetto: "Sarebbe un circuito chiuso formato dai club più ricchi che si spartirebbero tra loro circa cinque miliardi di euro all'anno, a discapito degli altri. Questo contravviene totalmente al modello europeo dello sport".
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