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Dall'Inghilterra non hanno dubbi: Andrea Agnelli è tra i nemici pubblici del mondo del calcio europeo. Secondo quanto riporta Il Corriere dello Sport, Oltremanica non hanno accettato le dichiarazioni del presidente bianconero, ma anche dell'Eca, sulle squadre in Champions League. Particolare effetto, naturalmente, hanno sortito le parole sull'Atalanta, di cui Agnelli ha grande rispetto, ma che non ha una storia continentale su cui costruire le proprie basi. "​Ho grande rispetto - ha detto Agnelli la scorsa settimana - per quello che sta facendo l’Atalanta, ma senza storia internazionale e con una grande prestazione sportiva ha avuto accesso diretto alla massima competizione europea per club. È giusto o no?".

Parole dure, appunto, per quello che è il tradizionale modo di intendere il calcio. Una visione sportiva, che sembra quasi romantica, ma che ha nell'Inghilterra un grande sostenitore: d'altronde, gli inglesi sono storicamente conservatori, quando si parla di football. Così, ecco le dure proteste che piovono sulla testa di Agnelli. "​La sua stupidità e la sua avarizia ucciderebbero uno sport che non appartiene a figli di papà che hanno ereditato tutto, ma alle classi lavoratrici di tutta Europa" dice Martin Samuel, tra le voci più importanti della cronaca sportiva inglese. A queste dichiarazioni, fanno eco anche quelle Oliver Kay, ex prima firma del Times, oggi a The Athletic, che scrive in una lettera aperta: "​Lo sapevi che l'Ajax lo scorso anno è stata la prima semifi nalista di uno dei campionati al di fuori delle cinque grandi dal 2005 ad oggi? - chiede - E come ricompensa? Hanno dovuto vendere i pezzi migliori".

Il calcio inglese si schiera, insomma, contro Agnelli, senza restrizione di colpi. In parte, per giusta causa, se si pensa appunto all'ennesima dimostrazione dell'Atalanta di ieri sera, con il passaggio ai quarti di Champions contro il Valencia. Ma dall'altra, è innegabile che il calcio professionistico stia alzando sempre più l'asticella tra grandi e piccole, creando una frattura che i soli risultati sportivi non bastano a saldare. Servono investimenti ed infrastrutture di cui, facile a dire naturalmente, in Inghilterra sono ben serviti, ma non è così altrove, Italia compresa.