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Dybala è il vecchio detto della Juve: quando più ne hai bisogno, lui è lì che ti traccia la strada, che ti dà conforto, che ti racconta che hai sempre una nuova opportunità per rimettere insieme i pezzi. O quantomeno per capire pure ciò che all'apparenza non ha assolutamente senso, tipo il vantaggio della Lokomotiv e la giravolta - all'italiana - che Semin ha fatto fare alla partita. Serviva un lampo e il lampo col numero dieci s'è fatto addirittura luce, irradiando i primi mugugni e trasformandoli in 'osanna' al mito ritrovato. E fortunatamente mai andato via. 

FINITA L'ESTATE - Paulo ha ufficialmente chiuso i ricordi estivi in un cassetto, aiutato parzialmente dalla mesta pioggia torinese che ha colorato diversamente i giorni di vigilia e di attesa. Ha saputo di essere titolare solo stamattina, mentre provava a fare il callo verso l'eterna indecisione (studiata?) di Sarri. Dal fischio d'inizio, ha cercato allora di trovare un senso alla sua partita: ha debuttato da attaccante puro, spostato più sulla destra; ha continuato a supporto di Cristiano, un po' girandogli intorno. Alla fine, s'è inchiodato sulla trequarti, a gestire l'azione e ad alzare il ritmo: le conseguenze sono state l'allargamento del gioco di Bentancur (cresciuto nel finale) e un po' di fiato per Pjanic, oltre all'amorevole aiuto di Higuain che solo entrando gli ha sgravato gli oneri offensivi e segnato una soluzione in più per scardinare il muro russo.

ADESSO IL TRIO - Tutta sostanza che ha puntellato una prestazione mai stata in discussione, condita essenzialmente dalle due perle, ma fatta nel particolare da 82 tocchi e una percentuale che racconta tutto il resto: viaggia sull'86 quella dei passaggi riusciti verso i compagni, una roba come 49 giusti e 8 sbagliati. In una Juve che si è ritrovata vittima dell'inconcludenza e smarrita nel flusso dell'intensità, Dybala è stato ossigeno e miccia. Due elementi fondamentali per innescare le fiamme roventi dello Stadium, inchinatosi davanti al suo mancino con una sfilza di pretestuosi 'L'avevo detto' di sottofondo. Piovevano da ogni settore, quelle scuse sottomesse di chi quasi si era fatto una ragione del suo addio. Per fortuna, in campo ci si bagnava solo di talento: e con Cristiano e Gonzalo, Paulo ha dato prova di equilibrio e giusto sacrificio. Sarà una soluzione per il futuro, il presente è tutto del diez. Manna dal cielo e superstite di mercato. Quel gesto, volto a sottolineare il numero della storia, non ha mai avuto preciso destinatario: è solo un grande, immenso monito. A chi l'aveva scaricato troppo in fretta e che oggi non potrà fare altro che esaltarne la rivincita.