NORMALE AMMINISTRAZIONE - La normalità del portoghese è qualcosa di devastante. Non c'è guizzo diverso, nel suo sguardo. Non c'è animo più abbrutito, non c'è espressione più particolare. La maschera del campione si costruisce dei dettagli con cui affina la sua prestazione: la lotta sul pallone è chiaro sintomo di protagonismo assoluto, quel pensiero fisso rivolto alla porta spezza il divertimento ma ne acuisce la concentrazione. Tutto già visto, rivisto, analizzato, in un certo senso idolatrato. Nella settimana delle accuse, diventa però simbolo di resistenza. Perché di questo si tratta, fino a prova contraria.
NORMALE AUTONOMIA - Un gol è un gol. E quattro in otto partite sono un bottino importante, in linea con le aspettative e con quanto l'invesimento metteva in conto. La forza con cui Cristiano scarica quel sinistro però assume una piega diversa in una Juve che si sta dimostrando completamente opposta: non è più il singolo a trascinarla, ma è una forza dissipata negli angoli e nei singoli che si fanno squadra. A Udine non è il miglior CR7: ma il suo gol decide. E' la ciliegina, e non la torta. E' il dessert, non la portata principale. Normale - pure questa - autonomia. Che certe gare vanno così: col pilota automatico. E con Ronaldo supportato da un mondo di talento e non costretto al sacrificio universale del suo ego.
NORMALE VOGLIA - Cosa resta, alla fine? Un'immagine. Tutti che corrono ad abbracciarlo. A chiudere i conti con prime pagine e presunzioni di colpevolezza. A serrare le fila e i confini di questo gruppo. Che resta inattaccabile, con Ronaldo al centro. Stella cometa, ma non per questo in picchiata verso un luogo sperduto. Tutt'altro: il sette è nel bel mezzo del cielo bianconero. E brilla, brilla come non mai. Abbagliando pure le critiche. Portando a casa l'ennesima rivincita, in attesa della partita più importante.
@Cricor9