LA RABBIA - Si può dire che sia stato un risultato di rabbia. E si può dire che il 2-0 dell'Olimpico, oltre gli undici metri di un cuore enorme da Leo Bonucci, sia stata una nuova pagina, completamente diversa, di una Juve brava a contare su di sé. Non su Dybala, neanche sulle sgroppate di Chiesa (per quanto decisive): tutto il peso è stato affidato alla coniugazione tattica, alla declinazione delle missioni affidate da Allegri. Ed è la grande vittoria, questa, proprio del tecnico. Perché c'è tutto il credo che professa: attenzione, abnegazione, le corse ragionate in avanti e quelle fondamentali all'indietro. Proprio su queste s'è arrabbiato tantissimo, e a ragion veduta: i bianconeri non possono permettersi di essere molli, non c'è più chi toglie le castagne dal fuoco. Si bruciano sempre.
UN PASSO IN AVANTI - In classifica e in termini di mentalità, è un passo in avanti che rilancia le ambizioni. Di tutti. Tappa Chelsea da un lato, la Juve ha l'occasione con l'Atalanta ancora di accorciare e di regalarsi finalmente un ciclo con punti e risultati pesanti. Servirebbe tanto. E servirà tanto mantenere questa testa, questa lucidità, recuperare giocatori e re-inserirli in un contesto che finalmente funziona perché è di nuovo un'unione di tutti e tutti sono per uno, con l'uno che è sempre il risultato. Da lì non si scappa. E il giorno in cui ripartirà il ritornello tra giochisti e risultatisti, sarà il giorno in cui la Juve potrà dirsi guarita.