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Respiro corto, palpitazioni e un filo d’ansia. È questa la naturale reazione del corpo umano quando viene a contatto con l’acqua fredda e in molti l’avranno provata e riprovata sotto la doccia, in questa estate a tratti torrida. Reazioni che si amplificano se nell’acqua gelida ci si fa un bagno, immergendosi fino in fondo. Quel fondo che metaforicamente, ma non troppo, la Juventus ha sfiorato nella passata stagione. E la reazione è simile a quella descritta per il corpo umano ed è quella che guida le strategie di questa sessione di mercato.
 
Un lungo filo lega le operazioni definite o ancora in corso. A partire dalla permanenza di Allegri, al di là delle evidenti tensioni emerse nel finale dell’ultimo campionato. Per poi passare all’affondo per Romelu Lukaku, alla trattativa per Kessié, allo sfoltimento della rosa che, oltre agli esuberi, vede diversi giovani con le valigie in mano in cerca di un club che possa concedere loro un minutaggio maggiore rispetto a quello che troverebbero in una Juventus con un calendario semi vuoto. Non è tempo per scommesse, la risposta è l’instant team.
 
I processi sportivi sono alle spalle, quel capitolo è archiviato. Le conseguenze, però, sono più pesanti rispetto a quelle che qualcuno sottovaluta. L’esclusione dalla Champions League crea un buco che va ad aggravare una situazione economica già non semplice. Sfoltire la rosa e liberarsi dei ricchi ingaggi è un primo passo, ma non basta. Per ripartire l’obiettivo è solo uno: qualificarsi alla prossima Champions, con il formato nuovo, con introiti ancora più ricchi. Questo è l’obiettivo, a questo porta la strategia adottata. Allegri è stato reputato come il profilo giusto per questo tipo di lavoro, così come Lukaku. Ancora: non è tempo per le scommesse. Se poi lo scudetto dovesse arrivare, questo è certo, nessuno se ne lamenterebbe.