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Il tornado Chiesa è passato a San Siro e ha spazzato via, insieme al Milan, tutti i dubbi. Una notte da sogno per Federico che nel gelo e nel silenzio di San Siro urla forte il suo nome e lo scolpisce per due volte nel tabellino di una delle sfide più importanti del campionato. Anzi, la più importante fino a qui. La Juve sbanca la Scala del Calcio, batte il Milan 3-1 e si rilancia in chiave campionato, perché ora è a -7 con una partita in meno, perché ora vince anche gli scontri diretti. La rivoluzione della squadra, qualche problema e qualche pareggio di troppo, ma quando conta (vedi Barcellona e stasera) c'è. Non senza sofferenze, perché il Milan è un ottimo Milan, gioca bene e senza paura, spaventa. Ed è servito anche un super Szczesny per poter trionfare. Nel giorno in cui l'Inter si ferma, la Juve ferma il Milan e accorcia. I meriti? Sparsi qua e là, ma soprattutto a Chiesa. 

ALLA RONALDO - Ronaldo non c'è, semplicemente e colpevolmente. Assente da questa partita, eppure in campo per 90', e allora Chiesa ha fatto il Ronaldo: si è acceso a ripetizione, costante e letale, cinico in zona gol, anche egoista (proprio con CR7 si è beccato per un mancato passaggio) ma determinante. Un palo subito, un gol di destro, poi uno di sinistro e subito la mano all'orecchio mentre corre verso la panchina per abbracciare i compagni. Verso di lui va anche Andrea Pirlo, che ha il merito di crederci tanto nel talento di Federico. L'ha voluto fortemente, a tutti i costi, anche a 60 milioni di euro. Ha portato Paratici a notti insonni per cercare una formula creativa, una che facesse breccia nelle volontà della Fiorentina e la convincesse a cedere agli assalti. E all'ultimo giorno di mercato missione compiuta. Sessanta milioni, non pochi, anche dilazionati. Eppure, giorno dopo giorno, Chiesa sta dimostrando di valerli, per i gol, per le giocate, perché è una certezza, un punto fermo della Juventus. E anche qui, non è poco. Il segreto? Pirlo, la fiducia, ciò che chiede la Juve, gli allenamenti e anche qualche sfida: "A fine allenamento ci fermiamo e proviamo sempre alla fine con Cristiano e Paulo, anche quelli più giovani, come me e Kulu. Lì cerco di rubargli qualcosa nel calciare. Facciamo anche le sfide, oggi il duro lavoro ha portato a qualcosa". Una crescita fisica e tecnica, che passa tutta dalla testa e lì sembra ancor più un top.