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Adesso i ragionamenti si possono fare praticamente ad alta voce. Sarri non dovrà guardarsi a destra e sinistra per la paura di esplicitare i suoi pensieri: li ha resi palesi attraverso la scelta della lista Champions, che ha chiamato fuori dai giochi Emre Can, Mario Mandzukic e l'infortunato Giorgio Chiellini. Ecco: se per gli ultimi due non ci sono sorprese, il primo è un macigno che rischia di pesare lungo tutta la competizione. Perché Emre è forte e duttile. Soprattutto, più integro dei compagni di reparto rientrati a pieno nelle rotazioni sarriste. 

LA RINCORSA - Ma quanto fatto da Khedira prima e da Matuidi poi è stata una rincorsa pazza e pazzesca. Di quelle veloci. Di quelle quasi da film, che vai avanti per inerzia, schivando tutte le trappole alla Indiana Jones. La pepita d'oro, stavolta, era un posto fisso nell'undici titolare. O magari bazzicarne ai margini, essere parte integrale della costruzione e non starne ai margini a guardare, un po' come gli anziani ai cantieri. Sono diventati imprescindibili, Sami e Blaise. Con intelligenza e perseveranza, conquistando tutti e soprattutto Sarri. Che alla fine, a Ramsey, proprio non ha saputo rinunciare. Troppo vagante, la mina; troppo pazza, la variabile. Qualità e quantità uniche, a disposizione totale di centrocampo e attacco. Non c'è da biasimare nessuno. C'è solo da sperare che le scelte siano giuste.