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Dopo la notte appena trascorsa e riflettendo su ciò che è accaduto al “Louis II” di Montecarlo, ancora una volta di più ho avuto la conferma sul valore globale di taluni avvenimenti sportivi i quali non si risolvono col il semplice risultato finale da annotare sul taccuino insieme con la cronaca dei fatti. Monaco e Juventus, ieri, hanno scritto insieme una pagina di storia del pallone capace di andare oltre l’evento specifico e di proporsi come insegnamento non soltanto per il mondo del calcio. Per questa ragione mi piace rileggere tra le righe alcuni “passi”  nascosti dietro una partita davvero regale.

Nel corso dell’intervallo mi sono fatto rapire dalla curiosità di vedere che cosa stava accadendo in un salotto televisivo francese molto più vasto di quello monegasco. In contemporanea alla partita, infatti, stava andando in onda una sfida che per i francesi ma anche per l’Europa possedeva una valenza vitale sul pino politico e sociale. Il testa a testa tra Macron e la Le Pen, entrambi candidati per l’Eliseo, avrebbe dovuto rappresentare un’esca suggestiva per ciascun cittadino del nostro Vecchio Continente. Delusione e anche un poco di nausea nell’assistere ad una delle peggiori gazzarre  farcite di reciproci insulti e di volgarità assortite che ritengo abbiano fatto vergognare i francesi sicuramente imbarazzati al pensiero di chi dovranno scegliere, tra i due, per essere governati e amministrati. Fortuna c’era la partita. Immediato e definitivo cambio di canale.

Dallo stadio del Principato grandi segnali di civiltà, di cavalleria e di pacatezza  e di onestà  intellettuale come quella dell’ex granata Glik che ammette lo strapotere bianconero. Un pubblico, certamente non assatanato, ma lealmente partecipe. Tifo “ a favore” dalle curve e mai “contro”, come dovrebbe sempre essere. Bella gente in tribuna e tanti vecchi amici mischiati e non separati dalla bandiera.  Da Henry a Trezeguet, da Ranieri a Balotelli, da Briatore alla Christellin fino ala sindaca Appendino. Il Principe Alberto sciarpa al collo e mano nella mano con la bella consorte. Scene di normale e sano divertimento. 

Nel mezzo, come gustosa farcitura, la partita dominata da una Juventus troppo forte ed esperta er poter rischiare di scivolare sulla buccia di una banana lasciata dagli enfants terribiles di Jardim i quali, seppure bravissimi, sono ancora un tantino acerbi. La solita strategia perfetta di Allegri, ormai allenatore caput mundi, il tacco magico di Dani Alves, la fantasia di Dybala e la resurrezione di Marchisio. Il Muro della ritrovata BBC. Ma soprattutto la maestosità di Gigi Buffon, montagna invalicabile e inviolata. Lui, autore di un’altra lezione mirata all’elogio della vecchiaia sportiva. Quasi quarantenne eppure agile e vigile come un ragazzino.  Un messaggio per coloro che vorrebbero veder arrivare alla Juve un giovane di belle speranze tipo Donnarumma. Lasciamo perdere. Gigi, ieri, ha fatto “Cento” in Europa eguagliando Paolo Maldini. Due leggende. Ma se il rossonero è già nel Mito. Buffon ha ancora parecchio da dire e da fare.

Infine concedetemi un pizzico di autocelebrazione. Cioè per il nostro e vostro ilBianconero.com e per i miei stupendi ragazzi che faticano davvero molto pur di arrivare a conquistarvi come, del resto, sta accadendo perché lo dicono i numeri di voi lettori. Già in tempi non sospetti scrivevano che la stagione della Juventus e del suo popolo tifoso sarebbe stata memorabile. Ora siamo in procinto di tirare le fila. Lo scudetto è poco più di una formalità. La Coppa Italia non dovrebbe rappresentare un problema insormontabile. Il biglietto per Cardiff è stato vidimato ieri sera con il Monaco. Per Zinedine Zidane l’incubo è cominciato. Per la Juve il Sogno è a portata di mano.