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La Juventus Primavera ieri ha battuto il Malmö 4 a 1 e ha chiuso il girone di Youth League da capolista imbattuta, con 5 vittorie, un pareggio e 16 punti raccolti, record per la squadra Under 19 bianconera in Europa. La Primavera della Vecchia Signora è uno specchio, dove poter guardare dentro e osservare il riflesso del lavoro della società e dello staff tecnico. Rappresenta, al tempo stesso, la punta e la base sommersa di un iceberg.
 
I RISULTATI – “Vincere è l’unica cosa che conta”. Il motto della Juventus, che tutti conoscono, ma che molti mal interpretano. Infatti, l’iconica frase pronunciata da Boniperti viene presa come un monolite, una barricata issata a dividere ciò che è buono e ciò che è cattivo: se vinci va tutto bene, se pareggi o perdi è tutto negativo. Non è così, perché una frase può avere mille sfaccettature e può essere interpretata in modi diversi. La Juve Primavera ha fatto proprio questo: ha cambiato pelle, ingurgitato il motto societario, digerito e reinterpretato. La vittoria – o la sconfitta – va al di là del risultato sportivo. La vittoria sta nella crescita dei ragazzi che compongono la rosa dell’Under 19. La vittoria sta nei Soulé, i De Winter, i Miretti, i Da Graca e di tanti altri che bruciano le tappe e si affacciano all’universo della prima squadra. Tutto questo, non vuol dire snobbare il risultato sportivo. Sarebbe innaturale, perché pur sempre di Juve parliamo e, soprattutto, pur sempre di calcio parliamo e chi, vestiti calzoncini e maglietta, magari per il calcetto del giovedì sera, o per una partita del campionato nazionale under 19, scende in campo con il desiderio di perdere o pareggiare? Nessuno. Il risultato sportivo, però, è una naturale conseguenza del progetto tecnico vincente. La vittoria non è una priorità, ma nella passata stagione la Juventus si è qualificata ai playoff Scudetto da favorita – per il gioco espresso e la qualità dei singoli -, anche se poi è arrivata con una rosa corta ed è uscita contro l’Empoli, e quest’anno ha acceso su di sé i riflettori del calcio giovanile europeo, con i risultati in Youth League.
 
L’ICEBERG – Come dicevamo, la Juventus Primavera è, al tempo stesso, la punta e la base di un iceberg. Il lavoro, che parte dallo scouting, per poi passare al lavoro del tecnico Andrea Bonatti, è sommerso e i risultati si vedono solo quando un calciatore brucia le tappe e si affaccia sulla prima squadra. Ma è un lavoro prezioso, è la chiave di volta che la società ha scelto per continuare a vincere – e qui torniamo al “Vincere è l’unica cosa che conta” -, niente più investimenti faraonici, ma un occhio particolare ai giovani profili. Dall’altra parte, la Juve Primavera è la punta visibile di un lavoro ancora più sommerso. Quello che comincia dalle categorie inferiori: fin dalla Scuola calcio, per poi passare al settore giovanile, è abitudine della Juventus schierare giocatori sotto quota, più giovani degli avversari. Una filosofia che va dai bambini fino ad arrivare all’Under 19 ed è una filosofia che, in questo momento, sta premiando.
 
OROTutto oro quello che luccica? Come in ogni cosa, esistono contraddizioni ed errori. Alcuni giovani di belle speranze sembrano ad oggi persi, tra trattative di mercato che li hanno portati via da Torino e continuità che non riescono a trovare. Ma la strada tracciata è questa: largo ai giovani. Siamo ancora all’inizio, e prima di vedere frutti belli e succulenti ci vorrà il tempo necessario all’albero di affondare le radici in profondità. Qualcosa, tra le fronde, però, si intravede: e l’esordio da titolare in Champions League di De Winter, e quelli da subentrati di Miretti e Da Graca, non sono un caso.