MOLTIPLICATORE RONALDO - Cinica e accorta, la squadra di Pirlo. Ha giocato con apprensione, ma del tipo giusto, con i campanelli d'allarme a gridare occasioni avversarie e la pioggia di chiusure a spegnere le micce avversarie. La Roma ha costruito, sfregando Mkhitaryan senza per questo infiammare la partita. Nel momento migliore, una glaciale esecuzione di Cristiano: Alex Sandro sfonda a sinistra, Morata la tiene e la dà a Ronaldo, fazzoletto annodato e mancino chirurgico. Una roba divina: dove non c'era nulla, in un istante è arrivato tutto. Il nome è quello che è, i numeri sono quelli che sono: 23 gol in 24 partite. A proposito di spinte e propulsione: come lancia in avanti questa squadra CR7, nessuno. Forse nessuno mai.
SACRIFICIO E PUNTI - E dov'è che l'avevamo già vista? Col guizzo del campione e la strenua tenuta difensiva. Con la sfuriata fruttuosa e poi il muro, l'argine invalicabile anche per una squadra, come quella giallorossa, che palla al piede è tanto bella e sa essere pure efficace. Ecco, pure questo è un esame importante superato a pieni voti: prima annullare Mayoral, quindi contenere Dzeko. Ed è altrettanto bello averlo fatto di gruppo, d'intese, di sguardi e partecipazione al momento. La Juve è stata tutt'uno, da Szczesny a Ronaldo. Difendendo e creando margine per chiudere il match. Già, dov'è che l'avevamo già vista? Provate a fare due passi indietro nel tempo: vi ritroverete proiettati nel futuro. E non è così male, neanche un po'.