Così ragionò la Juve un anno fa o poco meno. Sbagliando, come ha dimostrato la storia di questa stagione. Il banale Inzaghi non ha solo tolto all’immaginifico Sarri la Supercoppa italiana: in una partita secca ci può anche stare di perdere. E non ha solo guidato la Lazio verso il vertice della classifica, nonostante un potenziale tecnico nemmeno paragonabile a quello dei bianconeri (se paragonate quanto hanno investito le due società la scorsa estate, anche a livello di ingaggi, vi accorgerete che la differenza è clamorosa). C’è più di questo.
Ciò che balza agli occhi, in modo davvero eclatante, è la qualità del gioco espresso da Juve e Lazio. La squadra dell’immaginifico mostra un calcio lento, macchinoso, esaltato solo dalle giocate dei singoli in modo ancora più evidente rispetto a quanto capitava con Allegri. Il banale, invece, regala spesso spettacolo puro e riesce a dare equilibrio a una formazione strapiena di elementi offensivi, visto che aggiunge a due attaccanti almeno tre centrocampisti offensivi (Milinkovic, Luis Alberto e, sulle fasce, Lazzari oppure Jony, o anche tutti e due assieme). E tutto questo mentre l’immaginifico continua a lottare proprio con la stabilità della sua Juve, arrivando spesso alla conclusione che tre attaccanti veri sono troppi e che senza qualcuno che contrasta là in mezzo è davvero complicato giocare.
Solo la Champions può salvare Sarri nel confronto con Inzaghi. Ed evitare che i rimpianti per una scelta sbagliata, già esistenti, diventino sempre più forti.
@steagresti