3
Due volti. E due percorsi. Così la Juve si risveglia dopo una notte apparentemente insignificante che in realtà ha procreato un primo posto. Un incidente, direbbe qualcuno, e solo perché è arrivato da un destino non certamente costruito dalle proprie mani. Ecco: la verità è che c'è tanto dei bianconeri in questo primato, c'è tantissimo di Allegri nell'aver terminato il group stage davanti ai campioni d'Europa. La stessa squadra che a Stamford Bridge ha schiacciato Dybala e compagni. E che a San Pietroburgo è crollata nel finale, regalando un altro tipo di percorso. 

DUE FACCE - Eppure, di buono dalla serata di ieri resta esclusivamente il risultato. La sensazione è che la Juve abbia messo a posto i problemi di produzione, ma la rifinitura no, è ancora una nuvola minacciosa eppure non tuona, non c'è lampo, non c'è pioggia torrenziale di gol. Non c'è "dunque" nonostante le premesse. L'altro volto di Juventus-Malmö è stata l'inefficacia sotto porta. E l'uomo a simboleggiarla è stata Moise Kean. Ha messo il colpo più difficile, una torsione di potenza e precisione. Poi ha fallito i veri tocchi da ko. Quelli più semplici e più concreti. 

SERVE UNA PUNTA - Da una mancanza di virtù si arriva immediatamente alla necessità. Se la Juve vuole continuare a coltivare un po' di sogni, compresa la rimonta in campionato, ha bisogno di un giocatore che chiuda a chiave le partite e che dia slancio e allo stesso tempo tranquillità ai bianconeri. Vlahovic è il sogno, irraggiungibile per certi versi, fondamentale per altrettanti. Ma a prescindere dal nome, serve un uomo. Che possa portare buona parte del peso sulle spalle (magari da condividere con Dybala). Che possa essere il fendinebbia quando tornerà a calare un po' d'inconcludenza. Serve una punta. Una vera. Kean e Morata lo sono a modo loro, e non bastano.