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Ci eravamo sbagliati: le prime partite, Magnanelli, la difesa alta... La Juventus giochista è un sogno, anzi un abbaglio. Son tornate le due Juve di sempre o quasi, perché negli ultimi anni ce ne è stata una poderosa, brutta, vincente e un'altra confusa, brutta, perdente. Siamo tornati a quella brutta e vincente? Presto per dirlo. Sicuramente manca l'aggettivo “poderosa”. La Juventus non solo non incanta, ma non convince. Strappa risultati di nervi, è sicuramente più concentrata e quadrata, però il paragone con quella di Trapattoni o Vidal, Marchisio, Chiellini, Barzagli è improponibile. Nel calcio, e soprattutto nel suo caso, basta poco a far cambiare il vento: tre “corti musi” di seguito ne fanno una squadra cinica, solida, convinta, vicina al prossimo scudetto; un pareggio o una sberla la risbattono nella delusione senza speranza.
Ci prova (e fa bene) questa Juve a essere come quelle più o meno antiche, ma non può. Questione di uomini, prima di tutto. La rosa più pagata non significa che sia la migliore. Può voler dire che sono stati sbagliati i contratti e, infatti, adesso la musica, per gli stipendi, sta cambiando. Gli attuali giocatori bianconeri sono discreti o buoni, non solo per ragioni tecniche, anche per ragioni fisiche. Il più talentuoso, Chiesa, non è ancora in piena forma, così come il potenzialmente fortissimo Vlahovic. La difesa ha uomini contati e il fatto che prenda pochi gol si spiega con un centrocampo votato a retrocedere. Basta la rondine Kean per dire che la primavera dell'attacco è arrivata? O un gol del bravo Cambiaso per credere di non rivedere mai più, da quella parte, Alex Sandro? Per il centrocampo, si sa, urge un nuovo innesto di qualità.
Siccome Allegri è l'allenatore perfetto per fare di necessità virtù, ecco che il circolo si chiude nel panorama d'una splendida, luminosa e realistica mediocrità. Da questo cilindro magari esce un coniglio, ma ci vogliono un prestigiatore di talento e parecchia fortuna. Dire terzo o quarto posto non è falsa modestia.