Le difficoltà di De Ligt sono comprensibili, anche se ce lo aspettavamo più pronto dopo averlo ammirato nell’Ajax con la fascia di capitano al braccio. Ma ha comunque vent’anni, è stato catapultato in un mondo differente rispetto a quello in cui ha sempre vissuto, deve ambientarsi, adattarsi, crescere. Siamo convinti che ci riuscirà. Differente il discorso che riguarda Bernardeschi, il quale è ormai arrivato alla terza stagione nella Juve e dà sempre l’impressione di essere un incompiuto. Lui di anni ne ha già venticinque, di occasioni ne ha avute tante, di partite da campione fatto ne ha disputate pochissime. Diventerà mai un super giocatore da Juve? E’ lecito dubitarne.
E gli altri ragazzi della Juve? Fanno panchina. Capita a Bentancur, a Rugani, a Demiral, perfino a Rabiot, il quale è arrivato a Torino sostenuto da fama, ambizioni, grandi propositi. Per non dire di Kean, che se ne è dovuto andare all’estero per provare a costruirsi una carriera d’avanguardia.
Funziona invece a meraviglia la Juve degli… anziani. Prendete la formazione che ha conquistato San Siro, a parte De Ligt e Bernardeschi. C’erano un ’85 (Ronaldo), tre ’87 (Bonucci, Khedira e Matuidi), un ’88 (Cuadrado), due ’90 (Szczesny e Pjanic), un ’91 (Alex Sandro). Una lunga serie di ultra trentenni o quasi trentenni capaci di affrontare in modo perfetto la sfida con l’Inter. L’unico ancora a metà del guado, almeno per anno di nascita, è il ’93 Dybala.
La Juve è una squadra per vecchi, insomma. Però vince e tanto basta: il successo non ha età.
@steagresti