IL PARAGONE. Il paragone a questo punto è con quell'unica Juve che nella storia recente era partita peggio. Stagione 2015/2016, quella della transizione tra Berlino e Cardiff. La Juve di Max Allegri dopo cinque giornate aveva collezionato appena 5 punti, frutto di due sconfitte, due pareggi e una sola vittoria. Per la svolta è stato necessario ancora un po', poi da quando la Juve ha cambiato marcia è andata avanti senza fermarsi più, sfiorando addirittura il record di vittorie consecutive. Di quella Juve son rimasti Paulo Dybala e Juan Cuadrado, Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini, Alvaro Morata e Alex Sandro, ma anche Sami Khedira e Gigi Buffon. Insomma non è questo un gruppo che possa farsi abbattere. E se quella volta la rivoluzione fu nell'organico, da un ciclo all'altro, con gli addii di Andrea Pirlo e Carlos Tevez, Arturo Vidal e Fernando Llorente, quella di quest'anno è una rivoluzione soprattutto progettuale o tecnica. L'inizio dell'era Pirlo, l'allenatore, passa anche dalla ricerca di certezze che non ci sono. Non ci sono ancora, questa è la speranza. Non ci sono più, questo è il rischio.
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