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L'ha ricordato anche l'account ufficiale della Juventus, che un po' mostra i segni di fierezza, un po' racconta cosa voglia dire rinascere perfettamente dalle proprie e vecchie ceneri. Allegri sta 'allegrando' e rallegrando un ambiente intero: è il quarto 1-0 di fila. Eppure un po' gli stona, a Max, tutto quest'entusiasmo generato dalle vittorie, proprio perché la squadra non è al massimo, proprio non riesce a darlo. E se gira, gira troppo lentamente. 

PER ORA BASTA - Comunque, in tempi di magra, ogni raccolto è pane tra i denti, sazia qualsiasi altro appetito. E la vittoria di San Pietroburgo, anche se "si è giocato male", diventa un manifesto elettorale per i seguaci di Max: anche se non hanno capito il sudore e la fatica del tecnico per rendere più bella la Juventus, sa di rivincita contro chi aveva invocato la rivoluzione negli anni scorsi. Contro l'intuizione Sarri, la perseveranza su Pirlo. Un passo indietro diventa l'unico passo in avanti. E queste notti sono proprio magiche: nessuno a chiedere indicazioni sul futuro. I primi a farlo, sono fulminati con lo sguardo delle classifiche: la ripresa in campionato, la grande cavalcata in Champions League. Quest'ultima, senza subire alcun gol. 

L'ETERNO DIBATTITO - Ma la Juve può fare qualcosa in più? Può cambiare modo di giocare, generare più occasioni, sfruttare questo cinismo anche in determinate occasioni? Assenze e condizione indicano che forse la strada da seguire è quella battuta adesso: chiudersi e ripartire, tentare la giocata come quando - ed è stato il caso dello Zenit - davanti si ha una formazione che ha la tua stessa impronta tattica (e forse più qualità a centrocampo). La Juve sarà però definitivamente guarita quando ripartirà l'eterno dibattito sul gioco. Un ciclo inesauribile, quello, mentre la vecchia anima della Juventus sembra rivivere in una squadra completamente nuova e aggrappata una volta alle sgasate di Chiesa e quell'altra ai cross di De Sciglio. Un'eterna dannazione, per Allegri. Che continua a ripetere: "Migliorare negli ultimi 20 metri". Quasi una preghiera personale per evitare una stagione di inutili parole.