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Impostare il gioco senza passare dal centrocampo diventa un'opportunità, non una costrizione. Nonostante la presenza di un play di ruolo come Miralem Pjanic. La Juventus 5.0 di Massimiliano Allegri sembra tornata indietro di due stagioni, quando erano in tre - sulla strada per Cardiff - a farsi carico delle incombenze in regia. A Pjanic si aggiungevano infatti Bonucci dalle retrovie (fondamentale quando il bosniaco era marcato) e Dani Alves come ispiratore decentrato, con libertà d'azione sulla corsia di destra (molto spesso alto e con le spalle coperte nel 4-2-3-1). 

Con il ritorno di Bonucci è cambiato uno solo di quei protagonisti, con la missione di spingere illuminando affidata oggi a Joao Cancelo. Il portoghese, sia chiaro, non è un doppione del brasiliano: rispetto ad Alves ha forse meno qualità nei piedi, ma la giovane età gli regala quella maggiore energia nelle gambe che gli consente di partire diversi metri più indietro. Li accomuna però la visione periferica di chi gioca a testa alta e non si limita a guardare il pallone e i propri piedi. L'ex interista, oltre a saper sprintare in dribbling, smista con autorevolezza il possesso quando la Juventus finisce per pendere a destra. 

La Juve di Cristiano Ronaldo nasce con l'idea di comandare le operazioni con il pallone tra i piedi, per poter poi accelerare all'improvviso innescando con la massima efficacia verticale il nuovo terminale offensivo. La vita si complica così per gli avversari, che non hanno più una sola fonte di gioco da prosciugare. Pjanic rimane il faro indispensabile, ma bloccarlo non significherà spegnere la luce. Per Allegri, che nella duttilità tattica sa esaltarsi, è una manna dal cielo. 

@pietroscogna