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"La Juventus si fa rispettare in campo e chiede rispetto fuori". Apre così Tuttosport, che analizza la gara di ieri e l'intera giornata, andando a toccare le corde del sentimento bianconero. "Dal corto muso al muso duro - prosegue - i tifosi ne vorrebbero uno anche in società, perché vedono succedere cose strane e hanno maledettamente paura di rimanere fregati. In realtà è meglio che, in questo momento, la Juventus riservi l’aggressività per le partite (anche perché paga, com’è successo ieri) e studi con attenzione una strategia efficace per le battaglie legali, magari tenendo conto anche tutto ciò che di imbarazzante sta emergendo. Non è una dichiarazione cazzuta in più adesso che si produce, improvvisamente, il rispetto".

La Juve si concentra e lotta in ogni ambito, anche perché in gioco - si legge - c'è "la fiducia del suo popolo". E ancora: "La gente juventina è sconfortata dalle prospettive, stizzito per le notizie e imbestialito per certi commenti, sballottata in una tempesta mediatica vorrebbe un segnale da parte di chi guida, un grido di battaglia per spazzare via ogni dubbio che non sarà come nel 2006, quando la società si consegnò alla giustizia sportiva e alla gogna mediatica uscendone a pezzi. [...] In queste settimane così difficili i tifosi juventini hanno scoperto un senso di appartenenza e di unità che non si vedeva da tanto tempo, la società ha il compito, se non proprio il dovere, di non abbandonarli per cementare quello spirito di squadra che i giocatori di Allegri sembrano aver già ritrovato". 
 
E l'odio? "Il problema è il clima nel quale sono atterrate (da un video del 2019) le parole di Santoriello", spiega sempre Tuttosport. Che aggiunge: "Perché il tifo, nel nostro Paese, è altamente infiammabile. E dovrebbe stare fuori da questa vicenda". Tutto inopportuno. Perché? "Quelle frasi non andavano pronunciate, soprattutto in un Paese dove il tifo non è e, purtroppo, non sarà mai sereno e scevro da nevrosi. Quelle frasi sono... frasi, cioè parole. Quindi, esattamente come quelle delle intercettazioni dell’inchiesta Prisma, devono trovare riscontro nella realtà dei fatti (uno dice quello che vuole, l’importante è quello che fa)", chiosa il quotidiano.