14
Per dirla alla Jim Morrison, this is the end. Ovvero la parola fine definitiva e senza più appelli ai ricorsi su Calciopoli da parte della Juventus. Che non solo rinuncerà ai 443 milioni di risarcimento danni chiesti alla Federazione, ma compenserà anche le spese legali sostenute da FIGC e Inter per l’ultimo grado di giudizio davanti al Consiglio di Stato, che ha emesso appunto un verdetto in questo senso.

Dopo una battaglia legale durata 13 anni, durante la quale ha sostanzialmente trovato sempre il muro delle magistrature sportive e ordinarie, la Juventus ha deciso di alzare bandiera bianca e arrendersi. Perché John Elkann non è uno da fino alla fine sulle questioni legali, soprattutto quando le cose si mettono male. Sano pragmatismo sabaudo, ma anche poca voglia di andare allo scontro totale con le istituzioni, seppur di fronte ad un’ingiustizia mai sanata, quella cioè di uno scudetto tolto alla Juve per regalarlo all’Inter, anch’essa pesantemente coinvolta in Calciopoli ma graziata dalla prescrizione.

“Non ci mettiamo la pelle di leopardo sulla schiena per poi prendere  d’assalto il Palazzo” aveva risposto  il presidente Ferrero agli azionisti, che nell’ultimo assemblea avevano accusato la dirigenza di troppa arrendevolezza, e fedele a questa filosofia dell’appeacement è arrivata adesso la conferma della resa anche sul fronte Calciopoli, dopo l’altra su Prisma. Tanto – avranno pensato alla Continassa – in Italia non esiste un  solo giudice che si assuma il rischio di accogliere il nostro ricorso  e riaprire quella’annosa questione, preferendo trincerarsi nell’incompetenza piuttosto che discuterlo nel merito. Quando anche il Consiglio di Stato lo ha dichiarato  in parte inammissibile e in parte infondato, Elkann  ha capito che era meglio lasciar perdere. Diciamo però che, sulla questione Calciopoli,  la proprietà/dirigenza Juve ha sbagliato tutto fin dall’inizio, da quando cioè nel 2006 decise di ritirare il ricorso al TAR dopo aver ricevuto pressioni in questo senso dall’allora primo ministro Prodi insieme alla ministra dello sport Melandri, i quali  si rivolsero a Luca di Montezemelo per intercedere presso gli Elkann affinché  cambiassero idea,  scongiurando lo stop del campionato, con inevitabile danno per l’Erario attraverso i mancati incassi del Totocalcio.  John si piegò, e la FIGC retrocedette la Juventus, privandola di ben due tricolori. 

Eppure l’avvocato belga Jean Luis Dupont, quello del caso Bosnam e che di recente ha portato la SuperLega ad imporsi sulla UEFA presso la Corte Europea, dopo essere stato consultato nel 2006 proprio dai vertici bianconeri, gli consigliò di lasciare perdere ogni tipo di ricorso in Italia ma di rivolgersi direttamente al Tribunale di Strasburgo, dove sicuramente  sarebbero stati riconosciuti i diritti della Juventus, scongiurando retrocessioni e revoca di titoli. Non venne ascoltato. Dopodiché da lì partì l’inutile sequela di ricorsi presso i tribunali italiani, chiusa oggi con il mesto ritiro, accompagnato pure dal risarcimento delle spese legali a Inter e FIGC. Una beffa.

Chi  ha deciso invece di andare finoallafine è Giraudo, che si è preso come legale proprio Dupont, ha fatto ricorso presso l’Alta Corte ed ha già ottenuto l’ammissibilità alla discussione. Dovesse riuscire anche a vincere, inevitabilmente si riaprirebbe ancora la discussione su Calciopoli, ma a quel punto Elkann e la Juventus che farebbero  ? Dopo il silenzio tombale seguito alla sentenza sulla Superlega. Il “calo delle braghe” sulla vicenda Prisma e, adesso, la ritirata sul fronte calciopolaro, tutto porta a pensare che preferirà il quieto vivere. Sbagliando ancora.