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La sola Champions League non basterà alla Juventus per ripagare l’acquisto di Cristiano Ronaldo. E’ quanto riporta Calcio e Finanza, che torna ad analizzare le cifre dell’arrivo di CR7 in bianconero.

RISULTATI SPORTIVI - Dal punto di vista economico-finanziario “l’affare del secolo”, riporta Calcio e Finanza, si può dividere in due tronconi: i proventi da risultati sportivi legati all’acquisto di Cristiano Ronaldo da parte della Juve; o proventi di natura commerciale associati all’arrivo di CR7 in maglia bianconera. Affinché l’affare possa essere considerato un buon affare l’insieme di queste due voci di ricavo deve almeno coprire i costi associati all’acquisto del portoghese. Il sito analizza tre ipotesi: la prima, che forse nemmeno un tifoso sfegatato farebbe, è che la Juve vinca tutte le prossime 4 Champions. La seconda, più ragionevole, è che una volta la Juve vinca la Champions, una volta vada in finale ma non la vinca, una volta si fermi in semifinale e una volta si fermi ai quarti. La terza e ultima ipotesi è che la Juventus non vada mai oltre i quarti. Quello che appare è che l’acquisto di CR7, se lo si considera intanto dal punto di vista sportivo cioè dei guadagni aggiuntivi rispetto ai quarti di finale (che la Juve già otteneva mediamente senza Cristiano Ronaldo), si rivela essere solo una perdita certa e anche piuttosto importante, da un minimo di circa 250 milioni nella migliore e anche irreale delle ipotesi a circa 350 milioni nella peggiore, con una media di quasi 300 milioni.

RICAVI COMMERCIALI - Resta perciò in piedi a giustificare l’acquisto del campione portoghese solo il secondo troncone, i guadagni di natura commerciale. Se come guadagni sportivi aggiuntivi portati da CR7 già ipotizzare 15 milioni all’anno è ottimistico allora una cifra dell’ordine di 300 milioni in 4 anni deve venire fuori da ricavi commerciali aggiuntivi. Se si escludono le plusvalenze, si parla per il 2019 di perdite dell’ordine di 170 milioni. Significa che la Juve dovrà fare plusvalenze massicce ogni anno per pareggiare quello che non si ricava dalla gestione operativa, cioè plusvalenze dell’ordine di 150-200 milioni, il che significa vendere giocatori per fare ricavi da portarsi nell’esercizio corrente.