Un anno fa, in occasione della presentazione di Sarri come nuovo tecnico della Juve, Agnelli era stato abbastanza chiaro: vi ho dato fiducia, ora vediamo come andrà. Il riferimento, abbastanza scoperto, era a Nedved e Paratici, i quali avevano voluto a tutti i costi Maurizio sulla panchina dei bianconeri. Avesse deciso con la sua testa, il presidente avrebbe preso Zidane e - una volta che il francese era andato al Real a stagione in corso - si sarebbe tenuto Allegri. E questo è uno dei motivi per i quali, in caso di eliminazione prematura in Champions, il conto verrebbe presentato anche ai due dirigenti principali del club bianconero oltre che a Sarri.
Ci sono anche altre ragioni, però, a mettere in discussione il lavoro soprattutto di Paratici. In particolare certe scelte di mercato che si stanno rivelando decisamente sbagliate o quanto meno discutibili, di sicuro insoddisfacenti sul piano tecnico e gravose dal punto di vista economico. Rabiot e Ramsey, ad esempio, sono sì arrivati a parametro zero, ma dietro il pagamento di commissioni elevate e con ingaggi alti, che adesso li rendono quasi incedibili se non a club di primissima fascia. Così come ha colpito il modo in cui sono stati scaricati Emre Can e Mandzukic, profili differenti ma destini simili, oltre all’incapacità di liberarsi di calciatori che pesano molto sul monte stipendi e che erano stati messi sul mercato.
Una gestione che va bene se arrivano risultati davvero rilevanti anche in Champions, ma non può essere apprezzata da Agnelli nel caso in cui la Juve vinca “solo” lo scudetto, peraltro giocando maluccio. Almeno il divertimento, da Sarri, il presidente se lo aspettava.
@steagresti