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L'ex allenatore Renzo Ulivieri. intervistato dal Corriere dello Sport, ha parlato di Federico Chiesa e Juventus: "Quando Cristiano Ronaldo è arrivato alla Juve il primo anno ha servito una decina di assist, se non sbaglio. Voglio dire che anche lui ha avuto quelle certe qualità corali. Lasciando da parte una simile eccezione, ribadisco che un attaccante al passo con l’evoluzione tattica di oggi deve essere un mix di qualità. Tatticamente poi tocca all’allenatore sfruttarle al meglio. Poi ti capita un giocatore come Chiesa..."

CHIESA - "A Bologna, con Mingardi, avrebbero detto: “Csa vût da la vétta”. Che vuoi più dalla vita. Primo: salta l’uomo. Non uno, anche il secondo e qualche volta il terzo. Due: ha forza, coraggio e strappo. Tre: ha velocità in campo largo e stretto, sia che attacchi da dentro in fuori o viceversa. Quattro: calcia con entrambi i piedi. E se non bastasse, ora vede la porta. Chi ha simili capacità di dribbling, se lo tieni largo, ne limiti oggettivamente il raggio d’azione, mentre dentro al campo ha più spazio da poter sfruttare. C’è un esempio che mi viene in mente, pur con le rispettive caratteristiche: Mertens. Cinque anni fa, Sarri, appena arrivato a Napoli, tra le difficoltà iniziali, prese il belga, fin lì attaccante esterno e ne fece un centravanti da 28 gol in quella stagione, poi diventato nel ruolo il miglior marcatore della storia napoletana. Chiesa può fare tutto: anche la prima punta nel 4-3-3, oppure giocare a due, affiancati o l’attaccante avanzato più una sottopunta".

JUVE-CHELSEA - "Cosa ho pensato? Che non c’è gioco più affascinante del calcio! Dove anche il più debole tecnicamente può battere il più forte. Perché in questo momento la Juve sta dietro al Chelsea, è un fatto. Ma crescerà di sicuro perché i giocatori stanno uscendo dalla buca dove erano finiti. E non è facile gestire e costruire. Io non so se Allegri l’altra sera abbia scelto di difendersi e ripartire. Ci sono anche gli altri, in campo. Di sicuro ha saputo leggere la partita da grande allenatore, difendendo basso, rinunciando al possesso e ripartendo. Concezioni antiche, non vecchie. Non si tratta di tornare al passato. Conquista della palla e riattacco: questa è l’anima italiana. Non c’è possibilità? Si avanza alla spagnola, col palleggio. Non si riesce neppure così? Bisogna trovare la soluzione classica inglese, cercando gli attaccanti direttamente dalla difesa. Insomma, non c’è mai un modo solo, non esiste una sola strada, se non quella di un meticciato tattico"