commenta
La figura del procuratore è sempre più centrale nel calcio di oggi: l'agente twitta, posta, fa da intermediario, si fa selfie con i suoi assistiti e spesso è lui a decidere la loro destinazione. Agenti a 360°, ma cosa c'è dietro questo mondo? Lo scopriremo presto, con una docu-serie che racconta la storia di chi la figura del procuratore l'ha inventata. Si tratta di Antonio Caliendo, storico agente, tra gli altri, degli ex juventini Roberto Baggio e David Trezeguet; nella nostra intervista Caliendo racconta com'è nata l'idea di girare una docu-serie su di lui: "In questo periodo i procuratori sono messi sotto accusa e in molti si chiedono come sia nata questa figura. Io sono stato il primo agente della storia, il ruolo è stato una via invenzione (e intuizione) nel lontano 1973. La docu-serie si ispirerà al mio libro, sarà divisa in 5 puntate nelle quali ci sono molti aneddoti e curiosità, per spiegare alle persone comuni cosa c'è dietro a un trasferimento o a una scelta di un giocatore. Si cercherà di andare dietro le quinte del calciomercato".

Per quando è prevista l'uscita?
"Ora è ancora in fase di lavorazione, se ce la fanno uscirà entro il 2022. Ci vorrà un po' a completarla perché alcune scene verranno riprodotte esattamente nei luoghi originali dove sono avvenuti i fatti: dal Brasile all'Argentina, dall'Africa al Giappone. Non sarà una di quelle serie in cui vanno su un campetto qualsiasi a girare".

Su quale piattaforma verrà trasmessa?
"Credo che andrà su Netflix, ma so che sono anche in trattativa con Amazon".

Lei girerà qualche scena?
"Ancora non lo so, sicuramente dovrò essere collaborativo per raccontare al regista i dettagli di come andavano le cose all'epoca. Per ora stanno recuperando tutto il materiale possibile, l'obiettivo è fare un qualcosa che possa rimanere per sempre".

Ci racconta un aneddoto della serie?
"Non farmi dire molto... posso svelarvi che ci saranno tutti gli scherzi che mi faceva Baggio. E che all'interno della docu-serie verrà riprodotta la vera storia di Roberto; perché senza nulla togliere a quella che è stata già fatta, mancava il cuore della sua carriera".

Uno dei tanti scherzi che le faceva?
"Eravamo in un hotel di Montecarlo. Io sentii bussare alla porta della mia stanza la mattina alle 5.30, un po' insonnolito sono andato ad aprire e c'erano dei pacchi per me; senza farci caso dissi di lasciarli lì e mi rimisi a dormire. Quando mi svegliai verso le 9, vidi davanti a me due carrelli pieni di cose da mangiare: uova, frutta, bevande... c'era di tutto! Chiamai la reception e dissi che c'era stato un errore, ma loro mi confermarono che l'ordine arrivava dalla mia stanza. Alla fine scoprii che Roberto aveva preso un paio di cartellini della colazione, di quelli che si attaccano fuori dalla porta, ordinando di tutto e di più e li attaccò fuori dalla mia stanza".

E come lo scoprì?
Perché quando scesi nella hall dell'albergo mi disse 'Hai mangiato molto stamattina'. E tra l'altro mi fece subito un altro scherzo mettendomi una fetta di cocomero sulla sedia prima che mi sedessi. E così la schiacciai tutta".

E' rimasto in contatto con Baggio?
"Sì, ci sentiamo. E devo dire che ultimamente lo vedo molto triste, un po' abbacchiato".

Secondo lei rientrerà mai nel mondo del calcio?
"Non lo so. So che è un uomo molto riservato che non ha mai fatto scorrettezze a nessuno. Non vuole far dispiacere chi gli sta intorno, e chi lo frequenta conosce questa sua debolezza".

Qual è stata la trattativa più difficile della sua carriera?
"Forse proprio un suo trasferimento, quello dalla Fiorentina alla Juventus".

E l'affare che rimpiange ancora oggi?
"Il mancato passaggio di Trezeguet al Barcellona. Era il 2005: il contratto con la Juve stava per finire, lui si aspettava il rinnovo che però ancora non arrivava; così ci fu la possibilità di andare al Barcellona, ma poi non si concretizzò".

Trezeguet è mai stato vicino a un club italiano che non fosse la Juve?
"Mai. Fin dall'inizio puntammo subito a portarlo a Torino, quando era in bianconero non ci sono mai state possibilità di un passaggio in un'altra squadra di Serie A".

Come lo vede nel nuovo ruolo da direttore sportivo?
"Molto bene, lui è abituato a vincere e sa che non può fallire. David è un grande, sia come uomo che come professionista. Ancora oggi abbiamo un rapporto molto stretto".

In quale squadra andrà a lavorare secondo lei?
"Lui si è sempre messo al servizio della Juventus, ma ora ha deciso di guardare altrove per cercare d'imporsi. E' come un figlio cresciuto da una mamma che ora è pronto ad andare avanti da solo. Ci sono stati dei tentativi del Marsiglia, e attualmente ci sono contatti con altri club".

Com’è cambiata oggi la figura del procuratore?
"Circa 15/20 anni fa ero stato a un convegno a Milano nel quale dissi che per quanto riguarda i giocatori di prima fascia non sarebbe stato più il singolo agente a curarne gli interesse ma delle grandi organizzazioni. Ancora prima, nel 1986, avevo detto che il calcio andava verso una direzione in cui le forze economiche e i vari fondi avrebbero occupato una fetta importante di questo mondo. E sono tutte cose che effettivamente si sono realizzate".

Che idea si è fatto del ‘caso Scamacca’ con il suo nuovo agente Lucci accusato di aver fatto pressione attraverso altri suoi assistiti per farlo entrare nella scuderia? 
"Alcuni procuratori scrivono un certo tipo di storia, altri ne fanno una diversa. Nella mia non ho mai fatto un tentativo per togliere un giocatore a un altro procuratore. Oggi è diverso, c'è un arrembaggio e non esiste più il rispetto verso i propri colleghi. E non è una cosa bella. Capita che un procuratore inizi a lavorare dalla provincia e magari riesce a scoprire il giocatore di talento; poi, quando questo calciatore diventa importante, arriva il grande agente e lo prende con sé".