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"La Juventus ha fatto una sessione di mercato di grande Intelligenza, sistemando molte situazioni sia tecniche che patrimoniali". Parola di Stefano Antonelli, uno dei due agenti di Rolando Mandragora insieme a Luca De Simone. Il centrocampista classe '97 è stato uno dei protagonisti del mercato, e ora è pronto a iniziare una nuova avventura nel Torino di Davide Nicola: "Il pensiero di lasciare Udine non c'era, già a novembre Rolando era rientrato dall'infortunio al crociato: in anticipo rispetto a quanto ci si potesse aspettare - racconta Antonelli nella nostra intervista - Aveva iniziato a giocare con continuità e nulla faceva presagire ad un trasferimento a gennaio. Poi, l'avvento di Nicola al Torino ha creato un sussulto importante nel giocatore, così abbiamo deciso di pressare l'Udinese. Loro non volevano lasciarlo andare, soprattutto per rinforzare una diretta concorrente. Alla fine però la famiglia Pozzo ha capito che quella era la soluzione giusta, e la volontà del giocatore ha fatto la differenza".

Qual è stato il ruolo della Juventus nella trattativa?
"I bianconeri avevano l'accordo sia con il Toro che con il Cagliari, che è stato un competitor importante conducendo la trattativa in modo esemplare. Tant'è che avevamo pensato anche alla possibilità di andare in Sardegna. La Juve ha capito che per Rolando era giusto questo passaggio, così ha creato un ulteriore progetto economico in virtù dell'obbligo di riscatto nel 2022. E' stata una trattativa di una durezza unica, che si sarebbe potuta interrompere anche il giorno prima della chiusura".

Come giudica il mercato della Juve?
"Ha ottimizzato tutto e tutti, è riuscita a creare una situazione tecnica senza esuberi. Ha trovato una sistemazione a Khedira, ha riportato in Italia Rugani con la possibilità che venga valorizzato ed è riuscita a riprendere tutto il cartellino di Mandragora per poi girarlo al Torino a determinate condizioni e creare un potenziale valore economico in entrata. Non solo, ha lavorato con tanti club come spesso succede, avendo tanti profili in giro per l'Italia e la capacità di costruire partnership con molte società. Per quanto riguarda il valore patrimoniale futuro, è stato un mercato quasi perfetto. Non voglio fare inni a Paratici e Cherubini, che è cresciuto moltissimo anche nella valutazione della proprietà, ma è palese che la Juve non aveva bisogno di spendere 30/40/50 milioni".

Secondo lei serviva una quarta punta?
"Nel mercato precedente è arrivato Alvaro Morata e ha iniziato a fare gol a raffica. Oggi lo spagnolo è diventato un'alternativa. E se uno come Morata fa l'alternativa vuol dire che non c'è bisogno di un'altra punta. Avere Dybala e l'ex Atletico Madrid in panchina non è una cosa da tutti. Per questo penso che abbia potuto tranquillamente sopperire all'idea di prendere, per esempio, Scamacca e tenerlo lì per qualche mese".

Che idea si è fatto dell'affare Rovella?
"E' un giocatore molto forte. La Juventus ha anticipato il mercato, è stata un'operazione importante sia a livello tecnico che patrimoniale. La società studia tutto, sa quali sono gli ammortamenti e quando intervenire. La squadra è partita con la marcia in folle e con un allenatore nuovo come Andrea Pirlo, che al di là del fascino e del carisma voleva portare idee; ma se non si trasformano subito in tre punti sono difficili da trasmettere. E l'ha capito anche lui. Sa che deve creare equilibrio tra le sue idee e quello che ha a disposizione. Vedrete che poi, alla fine, la Juventus ce la troveremo lì davanti".

Quant'è stato importante risolvere il 'problema' Khedira?
"Già alla fine del campionato scorso era chiaro che fosse alla fine di un ciclo con la Juventus. E' stata brava la società a togliere dallo spogliatoio un giocatore insoddisfatto".