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Quando c'è da prendere posizione, soprattutto su "grandi" temi, la Juve non si tira mai indietro. Lo ha fatto ancora una volta quest'oggi, dopo il caos scatenatosi a seguito degli ululati a sfondo razzista che si sarebbero levati dagli spalti dell'Allianz Stadium durante il match di ieri sera contro l'Inter. Nel mirino Romelu Lukaku, sul dischetto degli undici metri al 95' per il rigore concesso a seguito di un tocco di mano di Gleison Bremer, poi concretizzato e valso dunque l'1-1 finale, con annessa esultanza polemica (provocatoria?) verso la curva, espulsione per doppio giallo e, a seguire, rissa collettiva alimentata fin dentro il tunnel degli spogliatoi.

Giustissima, quindi, la presa di posizione della Juve (pur in attesa di tutti gli accertamenti del caso). Ma una riflessione "a freddo" sorge spontanea. Non è che la lotta contro il razzismo, almeno in Italia, stia viaggiando a fasi alterne? Proviamo a pensarci. Lo Spezia aveva fatto lo stesso quando Filip Kostic, passando sotto uno spicchio di tifosi allo Stadio Picco, era stato preso di mira per le sue origini slave? No, anzi allora il sindaco della città aveva quasi minimizzato l'accaduto tirando in ballo un presunto gesto provocatorio dell'esterno bianconero. 

Uscendo per un istante dal mondo Juve, per caso nei giorni scorsi la Roma ha emesso un comunicato per condannare i cori contro Dejan Stankovic? Macchè, niente. E allora forse l'Inter aveva rotto il silenzio per gli insulti dello stesso tenore rivolti nel 2018 dai propri sostenitori al napoletano Kalidou Koulibaly? La risposta è sempre quella, no. Che dire. Finchè una cosa non ti tocca direttamente... 

E vi ricordate di Moise Kean a Cagliari? In quel caso l'attaccante segnò e si rivolse alla curva avversaria con le braccia aperte, dopo i copiosi insulti ricevuti. Ma tutti si preoccuparono subito di minimizzare l'accaduto. Per Giulini si stava esagerando - "Mi dispiace perché ho sentito troppi moralismi [...]. Non strumentalizzate la cosa" -, per il Giudice Sportivo non era un fatto rilevante - la società Cagliari non fu punita - e la Lega fece melina non pubblicando nessuna nota. Cosa che invece è accaduta in questa situazione. Se non altro quel caso - trattato diversamente - ha dato lo spunto per cambiare strada e rompere il silenzio. Un comunicato, quindi, giusto ma, come dicevamo in precedenza, pubblicato a fasi alterne.

Sempre a Cagliari, come ha ricordato lo stesso Romelu, capitò un episodio simile anche a Lukaku. Un fatto grave, che la curva si affrettò a derubricare a incomprensione: "Ci spiace molto che tu abbia pensato che quanto accaduto a Cagliari sia stato razzismo. In Italia usiamo certi "modi" solo per "aiutare la squadra" e cercare di rendere nervosi gli avversari non per razzismo ma per farli sbagliare". Ecco, dopo una serie di esempi, di situazioni trattate in maniera diversa, appare ancora più facile capire come affrontare davvero il tema del razzismo. Senza superficialità, per dirla alla Danilo, e con un impegno costante, ben oltre i singoli episodi. In questo senso l'esempio della società Juventus, ogni giorno da anni, rappresenta uno dei possibili percorsi da seguire, per estirpare dagli stadi quei tifosi - tanti o pochi, come ieri sera - che ancora manifestano il loro essere razzisti.