Un articolo di Repubblica confronta le cessioni di Pierre Kaulu e Moise Kean, parlandone come rimpianti rispettivamente per Milan e Juventus. Ma è davvero così per quanto riguarda il centravanti italiano passato alla Fiorentina? Kean si è guadagnato un posto da titolare con Raffaele Palladino rispondendo fin qui positivamente tra goal e soprattutto prestazioni.
Kean è un rimpianto per la Juventus? Perché è stato ceduto
Senza dubbio sembra un giocatore di nuovo in fiducia; quella fiducia che aveva perso alla Juventus nell'ultima stagione, complice anche un po' di sfortuna per qualche palo di troppo e qualche goal annullato che ancora grida vendetta. I numeri però parlavano chiaro, 0 goal nel 2023/2024 e un ruolo da comprimario, soprattutto nella seconda parte di stagione, dove ha dovuto convivere anche con problemi fisici.
I motivi dell'addio
Parlare di campo e di scelta tecnica però è riduttivo se si vuole spiegare perché la Juventus ha deciso di cedere Kean in estate. Dietro ci sono anche altre ragioni. Prima di tutto, questioni numeriche. Tre centravanti per un solo posto erano troppi forse. E certo, due non bastano se il secondo è Milik ma ovviamente la Juve non immaginava di avere fuori il polacco per così tanto tempo e tra lui e Kean, ad avere offerte era quest'ultimo. Alla Continassa quindi non si è in realtà potuto davvero scegliere su chi puntare come vice Vlahovic, è andata così perché questo proponeva il mercato.
E bisogna anche ricordarsi che quando è stato trovato l'accordo tra Juve e Fiorentina, molti si chiedevano come potesse essere stato valutato così tanto un giocatore che veniva da 0 goal e con il contratto in scadenza (altro fattore che ha portato la Juve a cederlo). 13 milioni di euro che adesso invece fanno tutt'altro effetto. Una cifra che, tra le altre cose, aveva permesso a Giuntoli proprio in quei giorni di chiudere per Khephren Thuram. Insomma, La Juventus non ha ceduto Kean principalmente per una scelta tecnica, o almeno non solo per questo motivo. Avrebbe fatto comodo in questo momento a Thiago Motta? Non c'è dubbio. Definirlo rimpianto però forse no, forse doveva "semplicemente" andare così.